BIM.LightingDesign

Ieri abbiamo tenuto la prima lezione del nostro primo modulo verticale all’interno del percorso BIM.InteriorDesign e si tratta di un modulo specializzato sulla progettazione illuminotecnica. Abbiamo iniziato quindi con una declinazione di alcuni concetti già visti nella mia introduzione di lunedì e mercoledì, ovvero i possibili usi del modello e la loro ricaduta sul livello di […]

Ieri abbiamo tenuto la prima lezione del nostro primo modulo verticale all’interno del percorso BIM.InteriorDesign e si tratta di un modulo specializzato sulla progettazione illuminotecnica. Abbiamo iniziato quindi con una declinazione di alcuni concetti già visti nella mia introduzione di lunedì e mercoledì, ovvero i possibili usi del modello e la loro ricaduta sul livello di sviluppo degli oggetti per il Lighting Design.

La lezione si ripeterà questo venerdì, 20 marzo, durante la seconda edizione del corso.

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«La vita viene comunemente suddivisa
in un periodo dedicato all’apprendimento,
seguito da un periodo lavorativo…
ma non è più questo il caso,
specialmente in un mondo
costantemente sconvolto da nuove tecnologie».
(Yuval Noah Harari)

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Usi del modello: questa volta ci sono arrivata scomodando solo Molly Wright Steenson, I Pilastri della Terra e Brunelleschi

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Non posso rivelarvi proprio tutto della lezione, per non togliere il gusto di partecipare agli iscritti della seconda edizione, ma gli usi del modello più frequenti sono abbastanza noti, perché sono quegli usi che vengono proposti dalle demo commerciali come funzionalità automatiche dei software di BIM authoring. Come spesso capita in BIM, non c’è nulla di automatico: i frutti che possono essere raccolti si misurano in termini di ottimizzazione e aumento di coerenza a valle di una serie di scelte strategiche.

In che cosa si traducono quindi computi, estrazione quantità, controllo delle interferenzeanalisi energetica e verifica normativa, una volta che vengono trasportati nella vita reale?
Non posso darvi tutte le risposte in questo articolo, anche perché spesso non esiste una sola strada per risolvere il problema, ma posso lasciarvi con degli interrogativi, da risolvere insieme in aula.

Che tipo di strategia devo mettere in campo per computare i corpi illuminanti di questi progetti?

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LED light di Plumen: contare queste lampade non dovrebbe essere troppo difficile

 

Installazione di Doug Wheeler al Manhattan's David Zwirner gallery: contare queste lampade è altrettanto semplice, ma non serve a niente.
Installazione di Doug Wheeler alla Manhattan’s David Zwirner gallery: contare queste lampade è altrettanto semplice, ma non serve a niente.

 

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Proprio quando pensavamo di aver trovato una soluzione, il Mishka Bosco bar delle sorelle Sundukovy ci mette ulteriormente alla prova.

 

E poi arriva il mobile di Hiroto Yoshizoe, che ci smonta nuovamente ogni certezza.
E poi arriva il mobile di Hiroto Yoshizoe, che ci smonta nuovamente ogni certezza.

Ulteriori approfondimenti sugli usi del modello si possono trovare qui:


L’uso del modello principale: la progettazione

Indipendentemente dalle esigenze di calcolo, analisi, computo ed estrazione dati, l’uso del modello principale rimane la progettazione.
Come dicevo nella lezione iniziale, prestiamo attenzione a codificare all’interno del modello non tanto ciò che è facile da misurare, ma soprattutto ciò che è importante.

Principi progettuali che è possibile riprendere vanno dalle regole sull’illuminazione nel “codice anticlassico” di Bruno Zevi ai volumi della luce di Italo Rota e Alessandro Pedretti, ma a me piace partire dall’architettura open source dell’architetto statunitense Christopher Alexander perché è tra gli autori che si sono presi l’onere di codificare principi progettuali normalmente considerati astratti in regole facilmente parametrizzabili.

Tra i principi progettuali che potremmo provare ad analizzare e tradurre in termini BIM, codificati nel suo A Pattern Language, richiamo l’attenzione su:

  • Pattern #159: Light on Two Sides of Every Room;
  • Pattern #199. Sunny Counter;
  • Pattern #180: Window Place;
  • Pattern #236. Windows which open wide;
  • Pattern #237: Solid Doors with Glass;
  • Pattern #238: Filtered Light;
  • Pattern #239: Small Panes;
  • Pattern #252: Pools of Light.

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Interessanti, per quanto indirettamente, possono essere anche:

  • Pattern #161: Sunny Place;
  • Pattern #162: North Face;
  • Pattern #164: Street Windows;
  • Pattern #190: Ceiling Height Variety;
  • Pattern #194: Interior Windows.
  • Pattern #221: Natural Doors and Windows.

Livelli di definizione degli oggetti

Ogni uso ha quindi ricadute sugli oggetti propri della disciplina (es: i corpi illuminanti) e sugli oggetti correlati (es: le finestre). Dato che gli oggetti non nascono completamente provvisti delle informazioni necessarie, questo ci porta verso la necessità di definire il loro livello di sviluppo attraverso fasi e sotto-fasi del nostro processo.

Livello di Sviluppo
Livello di approfondimento e stabilità
dei dati e delle informazioni
degli oggetti digitali
che compongono i modelli.
(UNI 11337-4)

La UNI 11337-4 propone uno schema circa le relazione tra elaborati e oggetti di un modello, considerati come un’unione tra caratteristiche geometriche e informative. Qui sotto la trovate in versione Disney Channel.

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Le lezioni sui LOD per i progettisti di domani sono in arrivo su Cartoon Network.

 

Dato che la progettazione d’interni e in particolare la progettazione illuminotecnica non sono tra le discipline cui si riferiscono normalmente gli standard dell’industria, gli esempi di schede informative che si trovano sul manuale sviluppato dal BIM forum statunitense o nella stessa parte 4 della norma UNI sono insufficienti a raggiungere un livello di definizione adeguato per una progettazione specialistica.

Per riferimento, consiglio comunque di prendere visione dei LOIN sviluppati dal Digital Bauen Schweiz.

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