Cos’è una prassi di riferimento

Ho pensato che fosse il caso di chiarire cosa sia una prassi di riferimento. La definizione viene fornita sul sito dell’Ente Uni, a questo indirizzo (oppure, in formato pdf, qui), ma siccome è un TESTO LUNGO e l’industria ha in avversione i TESTI LUNGHI ne farò un riassunto. Io che faccio un riassunto. Il mondo sta veramente per finire. In sintesi e per i […]

Ho pensato che fosse il caso di chiarire cosa sia una prassi di riferimento.

La definizione viene fornita sul sito dell’Ente Uni, a questo indirizzo (oppure, in formato pdf, qui), ma siccome è un TESTO LUNGO e l’industria ha in avversione i TESTI LUNGHI ne farò un riassunto.
Io che faccio un riassunto.
Il mondo sta veramente per finire.

In sintesi e per i più pigri, la prassi di riferimento è:

una forma di documento para-normativo nazionale

Law

Le caratteristiche di una prassi di riferimento sono generalmente:

  1. la prassi di riferimento dovrebbe essere un documento di condivisione e formalizzazione di contenuti tecnici innovativi;
  2. la prassi di riferimento dovrebbe nascere sulla base di documenti già consolidati in forma privata o consorziata;
  3. la redazione di una prassi di riferimento è caratterizzata da una limitazione del coinvolgimento delle parti interessate (e quindi del livello di consenso);
  4. si agisce come al punto 3 per favorire la rapidità dell’iter e quindi al ruolo di trasferimento della conoscenza richiesto al mondo della normazione.
Minion
Contenuti tecnici innovativi

Un po’ di FAQ.
Perché sono sicura che “FAQ” è quello che molti di voi hanno pensato questa mattina.

Q: Tutti i partecipanti ad un tavolo tecnico UNI partecipano alla stesura di una eventuale prassi di riferimento correlata?

A: No, non necessariamente.

Le prassi di riferimento sono elaborate nell’ambito di un formale “Tavolo” – al di fuori degli organi tecnici del Sistema UNI – costituito da rappresentanti delle organizzazioni che hanno chiesto all’UNI di definire il documento.


Q: La prassi di riferimento è una norma?

A: No.

Le prassi di riferimento sono documenti i cui contenuti esprimono le esigenze di soggetti significativi del mercato e la cui elaborazione è garantita da regole UNI. Non sono norme tecniche UNI, specifiche tecniche UNI/TS o rapporti tecnici UNI/TR (dalle quali si differenziano per il processo di elaborazione, le tipologie di soggetti coinvolti, il livello di consenso e la veste grafica) ma possono diventarlo se successivamente vengono condivise da tutto il mercato di riferimento.

Q: Si usa spesso produrle?

A: A catalogo, le prassi di riferimento UNI al momento sono 92, a fronte di 20.649 norme.
Due sono sul BIM.
Entrambe hanno a che fare con il magico mondo delle certificazioni.

I see a pattern here.
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Q: Una prassi è per sempre?

A: No. Quello è il diamante.

Dopo 2 anni dalla pubblicazione (tempo stimato necessario per consentirne la diffusione e l’applicazione sul mercato) viene valutata l’opportunità e l’interesse di “fare evolvere” la prassi di riferimento in un documento normativo sul medesimo argomento. Le prassi hanno infatti una vita utile non superiore a 5 anni, periodo massimo entro il quale possono essere trasformate in norma UNI, UNI/TS, UNI/TR oppure ritirate.
(pagina 3 – sito UNI)


Q: Come si fa ad evitare che una prassi diventi norma?

A: Come al solito. Resistendo.
Una prassi diventa norma solo se viene condivisa dal mercato. Esattamente come una norma volontaria ha successo solo se viene adottata.
Non siete d’accordo? Non seguitela. È più una linea guida che un vero codice.

Pirates

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