X-men deluxe #169

Ghost Box #2 (Ghost Box #2, da Astonishing X-men #26 dell’ottobre 2008). Ho già letto e recensito questa storia nel cartonato, ma lasciate che mi ripeta: sarà per gli splendidi disegni di Bianchi, ma a me questo nuovo story-arc sta piacendo. Certo, è fastidiosa la trovata del cimitero di astronavi di cui nessuno aveva mai […]

Ghost Box #2 (Ghost Box #2, da Astonishing X-men #26 dell’ottobre 2008). Ho già letto e recensito questa storia nel cartonato, ma lasciate che mi ripeta: sarà per gli splendidi disegni di Bianchi, ma a me questo nuovo story-arc sta piacendo. Certo, è fastidiosa la trovata del cimitero di astronavi di cui nessuno aveva mai sentito parlare, come sanno essere fastidiose tutte le invenzioni di questo tipo, ma riesce a regalarci alcune delle tavole più belle dell’albo. Certo, apprezzavo di più l’atmosfera investigativa urbana del precedente numero, ma un po’ di sani combattimenti per aria valgono sempre la pena. Le relazioni tra i membri del gruppo sono gestite discretamente, senza grossi picchi ma con qualche buona battuta. In generale, per essere un secondo numero, c’è di che ritenersi soddisfatti.

Angeli e demoni #5 (Angels and Demons #5, da X-Force #5 del settembre 2008). Sono sicura che questo modo di narrare abbia un nome, e se non ce l’ha bisognerebbe inventarlo. Non è nulla di nuovo e Heroes lo fa in quasi ogni puntata: si prende la voce di un personaggio relativamente a margine del racconto e lo si lancia in un gigantesco pippone mistico il cui significato è altresì abbastanza a margine del racconto stesso. E’ una sorta di colonna sonora, di accompagnamento musicale, che scandisce il ritmo degli eventi. Ma quali eventi? Difficile a dirsi. Forse il numero di X-Force più deludente, fin’ora, anche dal punto di vista grafico.

Strategie di fuga (X-it strategy, da X-Factor #32 dell’agosto 2008). Per una persona come me è frustrante ripetersi ogni mese, ma questa testata è la migliore dell’albo, la punta di diamante delle serie mutanti e forse dell’intero universo Marvel. Peter David è semplicemente in stato di grazia con questi personaggi, con queste tematiche, con queste situazioni, e lo adoro. La scena della squadra stretta attorno alla radio ascoltando Daniel Powter è splendida, e consiglio di leggere la storia proprio con questa colonna sonora. Sometimes the system goes on the blink / And the whole thing turns out wrong / You might not make it back and you know / That you could be well oh that strong / And I’m not wrong. La risposta di Peter David al quadro attuale dei mutanti è l’originario together we stand, divided we fall. Del governo non ci si può fidare, così la squadra rimane unita e trasferisce, in modo decisamente spettacolare, il suo ufficio. Deliziosa la scena con Layla come coscienza di Madrox. Peccato che questa parte dell’albo sia stampata da schifo, con svariate fasce orizzontali sballate e ripetute. Ve l’ho detto un sacco di volte che non dovete tirare i fogli mentre sono ancora nella stampante.

Programma extinzione (Extinction Agenda, da Young X-Men #4 del settembre 2008). Dio che robaccia inutile.

3 Comments

  1. X-factor di Peter David è la dimostrazione lampante di quello che alla Marvel non hanno ancora capito: affidare agli autori serie che sono nelle loro corde…la mia idea (magari non condividibile) è che posso essere uno scrittore eccelso, grande o mediocre ma non posso scrivere qualsiasi personaggio, qualsiasi gruppo, semplicemente perchè portatori di ideologie, di un background, di narrazioni e modalità narrative che non necessariamente si adattano al mio stile, al mio pensiero, alla mia immaginazione…poi ovvio che anche lo scrittore (di fumetti americani, s’intende) deve sapere adattarsi alla serie che gli è stata affidata, studiare il personaggio e creare situazioni plausibili per il contesto nel quale vive, ma potrà scrivere solo cose decenti e mai belle se non ha sintonia con esso…oppure potrà fare l’errore (che è considerabile errore nei fumetti marvel, s’intende-bis) di scrivere “Gratt Muller” dei Sublimi Protettori Z e non “I Sublimi Protettori Z” di Gratt Muller…

  2. X-factor di Peter David è la dimostrazione lampante di quello che a Casa Marvel non hanno ancora capito: ovvero affidare a un autore una serie che è nelle sue corde… posso essere uno scrittore eccelso, grande e mediocre ma non scriverò mai un fumetto che vada oltre il decente se non sono in sintonia con quel personaggio, quel gruppo, quella serie…per il semplice fatto che essi sono portatori di ideologie, background, narrazioni e modalità narrative che possono scontrarsi con il mio stile, il mio pensiero, la mia immaginazione… poi ovvio che lo scrittore (di fumetti americani mainstream, s’intende) deve sapersi adattare a una serie, fare le ricerche sul personaggio e scrivere avventure coerenti al contesto nel quale si muove… eppure è difficile che ne esca fuori un gran bel fumetto… così come è sbagliato puntare sul nome di un autore in voga, anzichè sulla testata, travisando completamente un character per raccontare “Gratt Muller” degli Insuperabili Protettori del Crepuscolo Zeta” anzichè “Gli Insuperabili Protettori del Crepuscolo Zeta” di Gratt Muller…

  3. E adesso quale cancello, che sono tutti e due scritti benissimo? Comunque sì, è proprio vero che esiste uno scrittore adatto per ogni cosa (vedi il lavoro di Jenkins su Civil War, quantomai altalenante, o l’esempo dello stesso PaD tra X-Factor e She-Hulk, ad esempio, ma anche Brubaker sui mutanti).

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