Dalla Drafting View al Modello
Come avevo annunciato, mi sto muovendo in territori che hanno particolarmente bisogno di flessibilità e pensiero laterale. Una di queste attività, riguarda un cliente che si occupa di progettare e gestire impianti di ricircolo delle acque ed è stato proprio parlando con loro che mi sono trovata a dover sviluppare un workflow che trasformi una drafting […]
Come avevo annunciato, mi sto muovendo in territori che hanno particolarmente bisogno di flessibilità e pensiero laterale. Una di queste attività, riguarda un cliente che si occupa di progettare e gestire impianti di ricircolo delle acque ed è stato proprio parlando con loro che mi sono trovata a dover sviluppare un workflow che trasformi una drafting view di Revit in elementi di modello.
No. Non sono impazzita. Certe volte il punto di partenza di un mdoello BIM è davvero una pianificazione bidimensionale e, se lavoriamo in Revit, è corretto che venga realizzata in una Drafting View. Se ricordate, ho una posizione simile rispetto alla Document List: vero è che Revit genera automaticamente la Drawing List, ma è anche vero che una buona pianificazione del lavoro non può presumere dalla redazione di una document list a monte di qualunque modello.
Lo stesso vale per i cosiddetti schemi di marcia, Piping and Instrumentation Diagram o P&I per gli amici, che vengono realizzati prima di qualunque modello e come indicazione progettuale dell’impianto stesso.
Prima di procedere, una doverosa premessa: esiste uno strumento Autodesk preferito dagli impiantisti, Plant 3d, che si posiziona in quella famiglia di AutoCad più o meno intelligenti insieme a Civil 3d e Advance Steel. Plant 3d è stato addirittura declassato a toolset per AutoCad, recentemente. Va da sé che non può essere considerato uno strumento di BIM authoring.
Come accade per lo stesso Advance Steel, però, esistono dei flussi preconfezionati di interoperabilità tra questo strumento e Revit: nella fattispecie esiste un plug-in chiamato P&I Modeller per Revit.
Il workflow del plug-in è completamente in cloud e si appoggia al funzionamento incrociato di BIM360 e di quello che un tempo si chiamava Collaboration for Revit. Il suo presupposto è che una parte del team continui a realizzare schemi con AutoCad, mentre i modellatori possono recepire le indicazioni di schema all’interno del modello. Non sto per dire che sia una cattiva idea o che questo workflow non funzioni. Se volete un’opinione informata, potete leggere questo articolo di Andy Davis.
Almeno nelle prime fasi dell’implementazione, però, personalmente preferisco che tutti siano a bordo del nuovo metodo, senza workflow magici che consentano a piccole sacche di processo di rimanere a cullarsi nei loro strumenti tradizionali.
Che sia possibile disegnare schemi bidimensionali direttamente in Revit non era particolarmente in dubbio e la possibilità di applicare un Tag, mettere in Schedule e computare i Detail Component appartenenti a una vista già costituisce un grosso vantaggio rispetto alla realizzazione dello schema nel vecchio AutoCad, per quanto con un uso sapiente di blocchi dinamici e _BCOUNT sia teoricamente possibile avvicinarsi all’obiettivo.
Con l’idea di portare anche i processisti su Revit, ho quindi sviluppato una piccola routine che consente di:
- leggere il contenuto di una drafting view;
- mappare i detail component con le famiglie caricabili all’interno del modello;
- posizionare i componenti necessari nello spazio di modello.
Potete vedere le tre sezioni evidenziate nello screenshot.
Esistono diversi livelli di sofisticatezza per mappare i detail component con le relative famiglie caricabili, ma tutte si basano sull’utilizzo di una qualche forma di standard, nella nomenclatura o nella compilazione dei parametri. Ancora una volta, purtroppo, lo standard è tutto. Alcune cose, come direbbe Morpheus, non cambiano mai.
La bellezza del sistema è che in teoria è possibile anche risalire il flusso, come i salmoni, e verificare se tutti i componenti presenti nel modello sono adeguatamente rappresentati negli schemi meccanici. Perché, alla fine della faccenda, uno degli obiettivi del BIM rimane abbattere la possibilità di incoerenze tra gli elaborati.