The Walking Dead
Mi hanno finalmente restituito questo fumetto (sostenendo che “amore, è sempre stato lì sul tavolino”), così ho potuto leggerlo. Che dire? Beh. Il primo impatto con questo fumetto di cui tutti mi hanno tessuto le lodi, devo dire, non è dei migliori. Gli spunti sono classici, terribilmente classici. Il protagonista? Un poliziotto che si sveglia […]
Mi hanno finalmente restituito questo fumetto (sostenendo che “amore, è sempre stato lì sul tavolino”), così ho potuto leggerlo.
Che dire?
Beh.
Il primo impatto con questo fumetto di cui tutti mi hanno tessuto le lodi, devo dire, non è dei migliori. Gli spunti sono classici, terribilmente classici. Il protagonista? Un poliziotto che si sveglia in ospedale e trova attorno a sé una città deserta e invasa dagli infetti. I comprimari? Un migliore amico che vuole farsi sua moglie, la suddetta lamentosa moglie, l’immancabile bambino, gente che vuole e che non vuole morire ma fin’ora niente di quello che si potrebbe definire una valida caratterizzazione.
E che dire degli zombie? Zombie classici che più classici non si può. Morti viventi, si nutrono di carne, si uccidono distruggendo la testa. Gli zombie di mille film, quelli di Max Brooks se vogliamo, ma laddove Max Brooks compensava con un impianto narrativo straordinariamente fresco ed originale, la controparte di questo fumetto è, fin’ora, un grande stereotipo.
Mi hanno detto che successivamente vengono introdotti elementi di novità, già abbozzati in questo primo numero, e che la storia si concentra sugli umani. Gioisco alla prima notizia. Della seconda non so che cosa pensare.
Del resto, di Robert Kirkman già non mi aveva entusiasmato affatto Invincible, un’altra fiera delle banalità, e molti di voi ricorderanno l’inutilità colossale dei Marvel Zombies. Al suo fianco avrebbe forse risollevato le sorti del tutto un artista con della personalità, ma Tony Moore fin’ora non mi pare molto più di un mestierante che potrebbe lavorare alla Bonelli.
Vi terrò aggiornati.