Un Ponte per Terabithia
Perché faccio queste cose, io davvero non lo so. Fatto sta che di recente, dovendo lavorare fino a tardi e trovandomi a corto di serie televisive inedite, mi sono decisa a recuperare un paio di film che avevo in dvd (due dischi in cofanetto, mica cazzi) più o meno da quando sadici amici me li […]
Perché faccio queste cose, io davvero non lo so. Fatto sta che di recente, dovendo lavorare fino a tardi e trovandomi a corto di serie televisive inedite, mi sono decisa a recuperare un paio di film che avevo in dvd (due dischi in cofanetto, mica cazzi) più o meno da quando sadici amici me li hanno regalati nel lontano febbraio. Mai scelta fu più infelice. Se mai avete bisogno di tenervi svegli con qualcosa, per l’amor del cielo, piuttosto riguardate qualcosa che conoscete ma sul cui effetto siete certi di poter contare. E mai, per nessun motivo, guardate questo film. Mai.
Un ponte per Terabithia (2007)
Regia di Gabor Csupo
Con Josh Hutcherson, AnnaSophia Robb, Robert Patrick, Zooey Deschanel.
…e già dal fatto di non riuscire a ricordare come si scrive il titolo né a pronunciare correttamente nemmeno un nome del cast avrei dovuto capire qualcosa. Avrebbe dovuto darmi l’indizio definitivo il fatto che il film si fregiava di essere “dai creatori delle Cronache di Narnia“. Ma io no, niente, l’ho voluto vedere lo stesso. E ho avuto ciò che mi meritavo.
Innanzitutto, una precisazione necessaria. Io odio i bambini. Davvero. Non dico per dire. Li odio al ristorante, sui mezzi pubblici, in treno e – dio ce ne scampi e liberi – sull’aereo. Li odio al cinema, davanti e dietro lo schermo. Se qualcuno stilasse una petizione per sopprimere gente tipo Mara Wilson, Dakota Fanning o Georgie Henley io firmerei, subito, qualunque sia il metodo proposto per la soppressione. Mi domanderete perché mi metta quindi a guardare film con bambini come protagonisti. Giuro, non lo so. Masochismo? Lo stesso motivo per cui ho letto il tie in di World War Hulk con gli X-men? Forse.
Chi sono questi bambini, chiedete? Il protagonista era il Walter di Zathura e già lì non è che fosse gran che. Qui è davvero difficile da giudicare, ma al motivo arrivo più avanti. La protagonista invece faceva Violet Beauregarde nella recente versione della Fabbrica di Cioccolato, e a suo onore bisogna dire che a quanto pare non è una di quelle ragazzine cui riesce tanto bene fare la parte dell’odiosa per un talento tutto naturale. La spiritata fuori dal mondo le viene bene, tanto bene che riconoscerla per la stessa masticatrice di gomma è piuttosto difficile. Il resto del cast, a parte un’insopportabile bambina che grazie al cielo non si vede moltissimo (ma comunque troppo), è abbastanza inutile o semisconosciuto: un tizio che in Lost ha avuto il buon gusto di comparire una volta sola, un fotografo di King Kong, la mamma idiota e psicopatica delle Cronache di Narnia, un mucchio di gente che salta fuori dai Power Ranger, da Hercules e da Xena (giuro), la Elanor del Signore degli Anelli (giuro, avete presente la bambina di Sam Gamgee che si vede sì e no due secondi alla fine del Ritorno del Re?) e un orco, giusto per amor di simmetria. Non si direbbe mai quanta fuffa si ricicla in continuazione. Inutile dire che non c’era da aspettarsi meraviglie. Sul casting devono aver risparmiato parecchio: guest star, una Zooey Deschanel il cui personaggio è veramente ma veramente inutile, ma a questo arrivo dopo.
Per completare il quadro sullo staff, anche la parcella del regista non dev’essere stata astronomica. Se non vi fidate, andate un po’ a vedere il curriculum del regista e poi ne riparliamo. Occhio che a trovare i film da lui diretti tra quelli da lui prodotti ci vuole del talento.
Che dire poi della crew? Non so quanto possa essere stato difficile trarre una sceneggiatura dal libro di Karen Paterson: di sicuro trarre qualcosa di sensato è stato al di là delle capacità di tale Jeff Stockwell, che del resto già ci aveva deliziato con The Dangerous Lives of Altar Boys. Lo affianca David Paterson, figlio della Paterson, e si sa che avere un autore o i suoi parenti tra le scatole quando si sta cercando di trarre un film da un libro non è mai bene. Lo è ancor meno se, come in questo caso, lo sceneggiatore ha scarsa personalità ed esperienza. Devono aver risparmiato anche sulla sua parcella.
E a questo punto, già da un po’ avreste dovuto iniziare a domandarvi dove diavolo hanno speso i loro soldi. La risposta potrebbe sembrare banale, anche andando per intuizione, ma proviamo ad andare per esclusione: la colonna sonora è di Aaron Zigman (Take the lead, Step Up 2 e Sex and the City), non un novellino ma neanche Philip Glass. I costumi sono di quella di Hercules che, diciamocelo, non era esattamente rinomato per la sua estetica. Il design del set è di quello di Xena che, diciamocelo, non era esattamente rinomata per la sua estetica. Cosa rimane? Bravi: gli effetti speciali. Che sono della Weta.
Ora, io non ho niente contro i film di soli effetti speciali, giuro. Tutt’altro. Il problema è che qui i soldi sono stati chiaramente spesi tutti per gli effetti speciali, ma già in partenza non dovevano essere molti. Come si spiega altrimenti che tutto il budget se ne sia andato in un grande troll perfettamente inutile ai fini della trama?
Già. La trama. Questa sconosciuta. Bambino incontra bambina, giocano oltre ruscello, bambina muore mentre bambino è in gita con la maestra di musica, bambino si incazza, costruisce un ponte per attraversare il ruscello, ci porta la sorella e vissero tutti felici e contenti. Il tutto spalmato su 91 minuti di film. Che ne è stato della commistione tra fantasia e realtà che rimane abbozzata e non sviluppata? Che ne è stato dell’introspezione, della riflessione sull’infanzia, sull’innocenza perduta e sulla rivendicazione al sogno e alla fantasia? Che ne è stato dell’avventura, dell’umorismo, dell’amore? Insomma, che ne è stato della trama? Non si sa. Tutto è abbozzato, appena accennato, come se nessuno sapesse realmente che cosa si sta facendo o dove si stia andando. Il personaggio di Zooey Deschanel è inutile, ma del resto non è che si possa trovare un personaggio che sia realmente utile nell’economia di una trama che semplicemente non sta insieme. Sembra un film francese. E non è un complimento.
Ah, quasi dimenticavo. La colonna sonora comprende anche simpatiche canzoncine. Una è Try, cantata da Hayden Panettiere. Salvate la cheerleader e tiratela via da lì.
Non puoi liquidare Robert Patrick in quel modo… è il T-1000 cavolo! mica cavolfiori! :P
X-Bye
Doppio mah.
Ehm… non condivido una sola parola di quello che dici…
cercherò di spiegare perché.
Anzitutto scusa se riapro un post di un anno fa, ma sono inciampato casualmente in questo blog e quindi ne approfitto :)
Il ruolo di Zooey nel film non è affatto superfluo… è essenziale! Non rappresenta la semplice maestra di musica, ma la donna (adulta) della quale è innamorato (platonicamente) un ragazzino con tutti i dubbi e le incertezze della sua età! Jess Aarons conosce Leslie per caso e insieme giocano, si divertono… “creano un mondo” tutt loro, dove non ci sia nulla che possa turbarli. Poi la realtà subentra nella fantasia: l’adolescenza fa parte della vita di ogni persona e Jess acconsente ad andare in visita al museo con l’insegnante di cui è innamorato. Forse c’è una scena che non hai notato, ma mentre partono, Jess volge lo sguardo alla casa di Lesli e riflette tra sè.
Il ragazzo decide di assaporare quel momento e non inviata la sua amica a venire con lui e l’insegnante, decisione che costerà caro, perchè Lesli andrà nel bosco da sola e morirà.
Il film è strutturato benissimo se è per questo! L’ultimo incontro tra Jess e Leslie è scandito da una scena intensa e rallentata, con i due che si osservano sorridenti sotto la pioggia.
Il pretesto del “ponte” in questo caso a metà tra il mondo reale e quello immaginario, non serve ad altro che a condurre l’unica persona che Jess non aveva considerato fino a quel punto: sua sorella minore, la quale ha il permesso di entrare nel “suo” mondo, un’analogia non da poco ed espressa molto bene nel film (oltre che nel bellissimo e commovente libro).
Infine… non vissero affatto felici e contenti: il finale ci mostra che la fantasia dei bambini va aldilà della cruda realtà degli adutli, ma che questa realtà deve comunque scuotere il mondo dei primi, deve intervenire, perchè non se ne può fare a meno!
Infine…
scusa ma per essere bello un fi deve avere un cast di gente famosissima?
Io l’ho visto anche in lingua originale e Josh Hutcherson, l’attore che interpreta Jess è un fenomeno! Così come Annasophia Robb, cioè Leslie!
è bene che i registi facciano scoprire nuovi attori! Basta con i soliti nomi! Ne esistono di nuovi, in gamba e bravissimi… scopriamoli!!
La colonna sonora è bellissima e anche le musiche dei ragazzi sono orecchiabili, specialmente inserite nel contesto cui fanno riferimento.
Scusami, ma credo che il tuo problema sia semplicemente che odi i bambini, ecco.
Questo è un film che insegna molto ai ragazzi, ed è rivolto espressamente a loro. Spesso i ragazzi recitano meglio degli adulti, credimi.
Bè, ti saluto!!
Ciao!!
Mi piacerebbe sapere come fa un anonimo a capitare per caso su un post vecchio di mesi. E mi piacerebbe anche sapere se tornerai a leggere la mia risposta, ma in ogni caso non si può lasciare senza risposta otto chili di commento.
Innanzitutto vorrei che fosse chiara una cosa: la più grande pecca del film, dal mio punto di vista, è quello di puntare sulle cose sbagliate. Effetti speciali da colossal e due attrici di punta incidono sull’equilibrio del film non tanto a valle, quanto a monte, sulla ripartizione degli investimenti. E una storia come quella che descrivi tu, che riguarda l’adolescenza e la morte, la fantasia e la realtà, sarebbe stata ben raccontata con un’attenzione maggiore alla sostanza e meno ossessioni: si è cercato di vendere il film per qualcosa che non è, un altro film fantasy con i giganti e i troll, e si è perso di vista che il fulcro attorno a cui tutto girava. Se vuoi vedere un esempio di film che usa il mondo fantastico come filtro per raccontare un’adolescenza, guarda Mirrormask: lì la sublime attenzione estetica si muove sempre nei limiti di ciò che le è consentito dalla poetica del film (e, non dimentichiamo questo piccolo particolare, dal budget). Qui, il film non ha deciso da che parte stare, a che cosa dare maggiore rilievo, e considerato che non si può permettere di dare a tutto lo stesso peso, il risultato è un prodotto né carne né pesce.
Questa mancanza di un taglio, influisce naturalmente anche sulla struttura del film (perdonami: l’obiezione che mi fai non ha nulla a che vedere con la struttura, ma semmai con una scansione narrativa che ugualmente trovo carente, la scena che descrivi ha un lirismo talmente esagerato da risultare ridicolo).
Quanto agli attori (premettiamo che cerco di guardare tutti i film in lingua originale, altrimenti è impossibile dare un giudizio), il punto anche in questo caso non è la notorietà, ma la competenza: non confondere la fama con l’esperienza. Far recitare dei bambini è forse la cosa più difficile che esista (superiore solo al far recitare Ben Affleck, credo), e partire da una buona base è essenziale. L’impressione invece è, ancora una volta, che il regista abbia deciso di investire tutto su due cavalli (la Deschanel e AnnaSophia Robb) dimenticandosi che esistono anche altri personaggi: Josh Hutcherson sarebbe un fenomeno? Quando, esattamente? Se i nuovi nomi in gamba sono questi, dio ce ne scampi e liberi. Odiare i bambini? Certo, ma più di ogni cosa non sopporto chi cerca di far fare loro cose che non sono capaci di fare e si bea del risultato mediocre perché “sono bambini”. Leslie è una brava attrice. Jess è incapace (per tacer di sua sorella).
Dove tu abbia letto la morale del finale, mi risulta infine oscuro. Nel sorriso orrendo della bambina incapace? Questo film non ha morale, non ha messaggio, non ha poetica. Non ce li ha perché hanno speso tutto nella parcella della costumista di Hercules e del set decorator di Xena. Forse tu hai capito benissimo quale fosse lo spirito del film: è il film che non l’ha capito.
Ciao!