Fallen Angel
Quando ho visto per la prima volta questo volume in fumetteria, non posso dire che la copertina (qui a destra) non mi abbia attratta. Il sottotitolo decisamente stucchevole però – «Al servizio del bene» – mi ha indotta a liquidarlo abbastanza in fretta. Ritornando, però, mi sono soffermata sugli autori e mi sono resa conto […]
Quando ho visto per la prima volta questo volume in fumetteria, non posso dire che la copertina (qui a destra) non mi abbia attratta. Il sottotitolo decisamente stucchevole però – «Al servizio del bene» – mi ha indotta a liquidarlo abbastanza in fretta.
Ritornando, però, mi sono soffermata sugli autori e mi sono resa conto che probabilmente ero stata un po’ troppo frettolosa nel mio giudizio. Alla storia, infatti, si erge Peter David, quell’autentico genio che tra le altre cose proprio in questi mesi ci sta regalando la splendida X-Factor su X-men Deluxe. E la splendida pittura di copertina non era appunto una semplice copertina, che celava magari disegni orrendi inchiostrati come cinquant’anni fa e colorati anche peggio. No. Perché J.K. Woodward è proprio il disegnatore della serie e si alterna alle copertine al decisamente più tradizionale David Lopez. L’intero albo ha quindi, per dirla con le parole dello stesso Peter David, «this painted look». Ed è cosa decisamente di mio gradimento.
Ma cos’è Fallen Angel? Beh, oserei dire che è l’ennesima dimostrazione del modo di fare fumetti della DC comics, a livello di scelte editoriale. Un po’ di storia si può leggere qui, ma riassumo per i più pigri: lanciata dalla DC nel 2003, la serie venne presentata in un formato inadeguato, cosa più volte fatta notare dal suo creatore e autore Peter David. Dopo la decisione ufficiale di cancellare la testata, al ventesimo numero, il buon PAD (sigla di Peter David, n.d.sh. per i meno informati) ha deciso nel 2005 di prendere armi e bagagli e trasferire alla IDW Publishing le vicende dell’angelo caduto Liandra. Pubblicando svariati altri volumi e aprendo una nuova testata mensile a seguito delle cospicue vendite.
Di motivi a giustificazione del disinteresse della DC comics a valorizzare questo eccellente prodotto ne vengono in mente parecchi, leggendo l’albo, e sono sicura di non dover essere io a suggerirveli.
Ecco quindi a distanza di tre anni arrivare in Italia i primi numeri del volume 2 di Fallen Angel.
Fallen Angel v.1 (in originale, Fallen Angel vol. 2 numeri #1 – #5 pubblicati mensilmente da IDW publishing dal dicembre 2005 all’aprile 2006)
scritto da Peter David e illustrato da J.K. Woodward
copertine di J.K. Woodward e David Lopez
edito in Italia da Free Books
costo dell’albo: 11.40 € (ben spesi)
Fallen Angel (lo dice il nome stesso, stupidi voi a chiedere) narra le vicende di un angelo caduto, la fu Liandra ora Lee, in un mondo che si divide tra quello che conosciamo e quello di Bete Noir, la città di Caino. «Pensa al mondo come ad un grosso stagno e a Bete Noire come all’origine dei sassi da buttarci dentro. Sassi che causano onde che influenzano quanto toccano». L’angelo caduto vaga per questa città, una citttà predatrice che ama impadronirsi della gente per intrappolarvela, frapponendosi tra Bete Noire e le sue vittime. E la città, caratterizzata in modo senziente, ama la sfida, la raccoglie e ogni notte la porta avanti con i suoi strumenti. Una città senziente che sembra uscita da un romanzo di Gaiman, dove si aggirano un governatore cinico che cerca il proprio erede per scaricargli addosso la maledizione che lo blocca in città costringendolo ad avvertire ogni nefandezza che vi si compie. Vi si aggira una donna che uccide con il proprio tocco e vi si aggira un ex angelo, ex mentore di Liandra, che ora ha cambiato datore di lavoro. Vi si aggira il figlio del governatore e dell’angelo caduto, ben presto nuovo governatore, un prete con il suo desiderio di cambiare il mondo in meglio usando la propria influenza su Bete Noire. Vi si aggirano i ricordi di Liandra, che si fondono alla storia principale incastrandovi perfettamente in un canto e controcanto, rispondendosi a vicenda come PAD sa fare e ci riportano ai motivi della caduta, ai motivi dell’astio con il suo mentore Malachi, ai motivi della scelta di vita di Lee. E ai motivi del “Capo”, in ultimo, trascinandoci in una mitologia cupa e angosciante in cui Dio ha creato il mondo come ultima prova dopo un’esistenza più lunga di quanto si possa immaginare, come atto supremo prima di abbandonarsi all’oblio, e tuttavia l’uomo continuando a pregarlo, rifiutandosi di crescere e aggrappandosi a lui come alle sottane della mamma, non lo lascia andare verso il nulla, la morte che desidera di più. Così questo dio tenta di spezzare la fede dell’uomo inviando un cataclisma dopo l’altro, un’insensata crudeltà dopo l’altra, e tuttavia rifiutandosi ancora di distruggere tutto, rifiutandosi di ammettere che la sua più grande impresa sia un tale fallimento. E tuttavia innescando qualcosa che comunque porterà alla distruzione l’umanità, seppur imputabile all’umanità stessa e non al suo creatore. «Che cosa credi che sia il surriscaldamento globale? Una lettera d’amore?»
Angosciante e sublime, il fumetto narra di passioni violente e del libero arbitrio, degli errori che autodistruggono e delle scelte che consapevolmente fanno la stessa cosa. E lo fa magistralmente. Buona lettura.
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