Wolverine #219
Come è ormai buona tradizione di questo albo, una lettura orribile. Quod sum eris – Evoluzione #6 (Quod sum eris – Evolution #6, da Wolverine #55 del settembre 2007). E’ finita «la lunga e straziante miniserie» di Loeb, come la chiama LucaS nelle note, ed è stata straziante davvero. E nel senso proprio del termine: […]
Come è ormai buona tradizione di questo albo, una lettura orribile.
Quod sum eris – Evoluzione #6 (Quod sum eris – Evolution #6, da Wolverine #55 del settembre 2007). E’ finita «la lunga e straziante miniserie» di Loeb, come la chiama LucaS nelle note, ed è stata straziante davvero. E nel senso proprio del termine:
¶ agg. che provoca o esprime un violento dolore fisico o morale: dolore straziante; grida strazianti | un film, una musica straziante, (fig. scherz.) che infastidiscono fortemente; penosi
§ straziantemente avv.
Una cosa raccapricciante. Idee ridicole, prosa ampollosa a caso, stupri multipli dei personaggi, errori di continuity e menefreghismi volontari, nuovi personaggi di cui si faceva veramente ma veramente a meno. Spero rimanga un grande what if, un incubo presto dimenticato dagli altri autori, e spero di riuscire a dimenticarmene presto anch’io.
Bellissimi come sempre i disegni di Bianchi, soprattutto le tavole doppie e a tutta pagina, anche se alle volte il suo gusto per l’illustrazione prende troppo il sopravvento. I suoi disegni rendono comunque questa miniserie qualcosa da leggere. A rovescio. Dopo essersi fatti sbianchettare baloon e didascalie da qualcuno che non sappia l’italiano.
Il canto di morte di J. Patrick Smitty (The Death Song of J. Patrick Smitty, da Wolverine Annual #1 vol.2 del dicembre 2007). Fill-in piuttosto inutile con disegni di Marcelo Frusin affossati da colori atroci, a loro volta conditi da un lettering veramente ma veramente imbarazzante che nel complesso fanno venire voglia di non leggere nulla.
Lode invece a Gino Scatasta, se non altro per aver avvertito l’ignaro fratello della citazione sottesa a tutto l’albo, quella dalla Love Song of J. Alfred Prufrock ha rilasciato di T.S. Eliot (anche se stupisce che Scatasta L abbia avuto bisogno di esserne avvertito, dato che Gregg Hurwitz ha rilasciato dichiarazioni in tutte le salse).
Come il poema procede ripetendo un ritornello di rimpianto per non aver detto e fatto le cose giuste («And would it have been worth it, after all»), l’albo procede ripetendo quel «Ci sarà tempo» e dalla metà in poi prende letteralmente a braccetto Eliot procedendo di pari passo e con lo stesso ritmo, dal «non lo sapevo, non credevo che sarebbe finita così» (“That is not it at all, / That is not what I meant, at all.”, nelle parole di Eliot) alla corsa di Smitty per avvertire dell’arrivo di Wolverine («Am an attendant lord, one that will do / To swell a progress, start a scene or two, / Advise the prince; no doubt, an easy tool, / Deferential, glad to be of use»), prendendo un lirismo ed una solennità inaspettati («Mi infilzerò contro il muro? Mi torcerò come uno scarafaggio?» – «Shall I part my hair behind? Do I dare to eat a peach?» e «Ci saranno gli angeli? E canteranno? No, non canteranno per me» – «I have heard the mermaids singing, each to each. / I do not think that they will sing to me»).
Personalmente plaudo sempre ad una citazione letteraria, anche se questa volta forse il risultato è un po’ sottotono, giustapposto a forza in alcuni punti, e rischia di far perdere di vista il quadro generale.
Francamente opinabile la scelta di inserire la copertina dell’annual (che porta accreditati Way e Andrews) e non quella della storia.
Non redento #1 (Unredeemed #1, da New Excalibur #13 del gennaio 2007). Mah… Tieri imbastisce una storia piutosto banale, iniziando a mostrarci le paturnie del Fenomeno, e dove la storia è particolarmente debole, ci pensano le dentiere di Calafiore a renderla del tutto odiosa.
Dulcis in fundo, la copertina di Astonishing X-men #23 che non c’entra niente. E una pagina di auto-pubblicità. Al posto della vera copertina dell’annual.
Mamma mia che copertina, quella in b/n… mi viene voglia di farmici un poster!
Bianchi è un illustratore eccezionale. Come fumettista ha ancora della strada da fare quanto a story-telling e dinamicità di alcune tavole, è vero, ma considerate le premesse direi che ci sono altissime possibilità di sviluppo. A me piace molto.
speriamo che pubblichino davvero questa storia in un volume in bianco e nero… speriamo, speriamo…