Heroes – un’occhiata alla seconda serie

Dopo aver visto le prime quattro puntate fin’ora trasmesse negli Stati Uniti della seconda serie di Heroes, posso lanciarmi in qualche spoileroso commento. Per rispetto delle anime delicate, il post è interamente in bianco: selezionare per leggere. Mi sono anche trattenuta dal mettere la foto che avevo in mente (decisamente più adatta al titolo del […]


Dopo aver visto le prime quattro puntate fin’ora trasmesse negli Stati Uniti della seconda serie di Heroes, posso lanciarmi in qualche spoileroso commento. Per rispetto delle anime delicate, il post è interamente in bianco: selezionare per leggere. Mi sono anche trattenuta dal mettere la foto che avevo in mente (decisamente più adatta al titolo del post) virando su qualcosa di più neutro. Spero apprezziate lo sforzo (tic-toc tic-toc tic-toc).

Dunque dunque… in generale, la serie sembra lenta, più lenta della prima. Riflettendoci, però, c’è anche da considerare che una delle caratteristiche principali di Heroes, e quella che lo rende sostanzialmente diverso da molte altre storie di argomento supereroistico, è quella che ora si chiama “decompressione”. Un ritmo di narrazione sicuramente non forsennato, che si prende il giusto tempo per introdurre i nuovi personaggi, i nuovi elementi e le nuove situazioni. E cominciamo proprio da questi.

I nuovi personaggi. Beh, devo confessare che un di altro tizio che vola onestamente se ne faceva anche a meno, così come la cugina di Micah che impara a fare qualsiasi cosa veda in tv mi pare un po’ una replica della ragazza di Hiro nel fast-food. L’unico vero nuovo potere, in effetti, è quello ancora piuttosto confuso dei due gemelli messicani. Uno disfa ciò che l’altra fa. E ciò che l’altra fa è lacrimare kajal e uccidere la gente. Insomma, non entusiasmante da questo punto di vista.

I vecchi personaggi. Non è morto nessuno tranne chi avrebbe anche potuto cavarsena (D.L.), com’era ovvio. Parkman è guarito, Peter Petrelli è da qualche parte, Nathan Petrelli è misteriosamente in vita benché distrutto dal pensiero che il fratello sia morto, Sylar… beh, Sylar è alle Hawaii con Candice. Di tutti questi, l’unico che mi sembra aver avuto un’evoluzione significativa è Mohinder, che sembra muoversi dal ruolo più o meno inutile e casuale che aveva nella prima serie a qualcosa di maggiormente consapevole.

I nuovi elementi. Sostanzialmente tre: l’uomo che la piccola Molly non riesce ad individuare perché “può vederla”, il virus, il serial killer degli “anziani”. Orbene, che il primo e il terzo elemento coincidano è abbastanza evidente: l’uomo in questione, che per comodità chiamerò Parkman senjor, sta cercando e uccidendo tutti i membri di una passata associazione di individui con superpoteri, di cui facevano parte il padre di Hiro, la madre e il padre dei Petrelli, il padre di Simone, altra gente e Parkman senjor. Il virus, invece, è una malattia che colpisce gli individui con superpoteri privandoli del loro potere e uccidendoli. E l’unica cura è il sangue di Mohinder (per motivi che mi pare abbiano scarsissime basi scientifiche). Trovo un po’ ripetitiva la questione del killer seriale, e banalotta l’idea del virus, ma vedremo come il tutto sarà sviluppato.

I vecchi elementi. La Compagnia è sempre nell’aria, ma ciò che nella prima serie era il futuro è divenuto il passato: Hiro è infatti impegnato a cercar di far fare ad un inetto Kensei ciò che la storia presuppone lui faccia. Ma il continuum non implode mai?

Le nuove situazioni. A parte Sylar alle Hawaii, che vi posso assicurare essere una scenetta deliziosa, fin’ora nessuno dei personaggi ha un nuovo assetto stimolante: i Bennet si sono trasferiti, Niki è in terapia presso la Compagnia, Micah è dai cugini, D.L. è six feet under, Nathan è divorziato e alcoolizzato, mamma Petrelli è in galera per aver raccontato di essere l’assassina di Nakamura senjor (con tanto di scoop sui loro trascorsi), Parkman convive con Mohinder e hanno adottato Molly (ah, i progressi sociali degli Stati Uniti). Gli unici vagamente interessanti sono Peter, senza memoria a pomiciare da qualche parte, e nuovamente Mohinder, infiltrato nella Compagnia. Anche Hiro nel passato con Kensei è una storia che sa di rivisto e che stenta a decollare.

In breve, pur rimanendo un ottimo prodotto, direi che la serie accusa la mancanza dell’effetto novità che arricchiva la prima, perdendo un po’ di mordente. Ma siamo solo alla quarta puntata. Staremo a vedere.

11 Comments

  1. invece io me lo sono letto e da quel che mi dici mi evito la delusione numbr two che ho avuto dopo aver visto tutta la prima serie sottotitolata :) grazie per ora!

  2. hehehe no effettivamente non mi è piaciuta un gran che, non mi piacciono i soufflè troppo gonfi che poi tolti dal forno si accasciano senza rimedio, questo è un pò il sapore che mi ha lasciato la I serie.

    Però c’è da dire che io sono veramente una criticona anzi volendo potrei usare anche una parolaccia, ma ho rispetto del tuo blog :) quindi il mio parere conta veramente nulla ;) un bacio!

  3. Vi sembrerò strana ma io adoro saylaaaaar non solo è il cattivo perfetto, ed è un bellissimo attore, ma poi è cosi…POTENTE… nn so come spiegare…nn voglio anticipare nulla però qnd grazie della riservatezza!! I LOVE SYLAR

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