Civil War #5, X-men deluxe #148 e X-men # 205
Iniziamo a recuperare un po’ di fumetti della settimana scorsa, partendo dal volume più importante per quello che sta succedendo nelle testate Marvel. Civil War #5 Civil War #5 Non ho letto L’Uomo Ragno, naturalmente, quindi non ho idea del percorso di maturazione che ha portato Peter Parker a decidere di uscire dalle […]
Iniziamo a recuperare un po’ di fumetti della settimana scorsa, partendo dal volume più importante per quello che sta succedendo nelle testate Marvel.
Civil War #5
Non ho letto L’Uomo Ragno, naturalmente, quindi non ho idea del percorso di maturazione che ha portato Peter Parker a decidere di uscire dalle fila di Iron Man e dalla fazione pro-registrazione, ma decisamente era ora. Dopo una serie di caratterizzazioni sbagliate e piuttosto sensazionalistiche, come lo “smascheramento”, sembra che Mark Millar riporti il personaggio ad una linea d’azione più coerente. Continuano ad emergere le storture della registrazione: la perdita di vista del problema reale, la sicurezza, in favore della caccia alle streghe; la visione distorta che Stark ha delle forze dell’ordine (“Thor ha reagito come avrebbe fatto un poliziotto”, come se fosse corretto che un poliziotto uccida inconsultamente); la totale sudditanza di Stark e quindi dei superumani pro-registrazione al governo e allo S.H.I.E.L.D.; l’arruolamento di criminali; la visione di Reed, così convinto di essere nel giusto da continuare a vedere la fazione opposta come composta da sciocchi che “creano problemi”, invece di riconoscere almeno che si tratta di gente che combatte per ciò in cui crede; l’arresto di Daniel Rand nei panni di Devil.
D’altro canto, ed è la cosa che più mi è piaciuta dell’episodio, anche la zona grigia inizia a colmarsi: gli anti-registrazione sono costretti ad accettare il Punitore tra le loro fila, nonostante i suoi crimini, e Jennifer esprime in modo abbastanza lucido la propria visione dei fatti, anche se mi pare una forzatura e un errore di caratterizzazione che proprio lei non colga il sostanziale abuso giuridico della legge sulla registrazione. In più, anche Reed vacilla blandamente. Ottima la chiusura, con Rand-Devil che dà a Stark la sua “trentunesima moneta d’argento”. E quanta tristezza nel vedere che alcuni non hanno colto il riferimento…
L’imputato #7
Dopo lo scorso numero abbastanza sotto tono, Jenkins torna a scrivere molto bene (e Lieber a disegnare piuttosto male) con Speedball in ambulanza e l’immaginaria lettera a sua madre. Ottima la caratterizzazione psicologica e l’analisi dei meccanismi di negazione e rimorso, fusi con un po’ di psicanalisi da manuale sulla figura del padre, che non scadono nel pur consistente rischio di eccedere facendolo somigliare ad uno dei sogni di Julia.
Cellula dormiente
Qualcuno si è lamentato che Civil War sia stata fin’ora molto più anti-registrazione di quanto avrebbe dovuto. Si è detto che ci sarebbe dovuto essere più equilibrio tra gli autori pro-registrazione e quelli anti-registrazione. Non so come fossero distribuiti negli albi originali, ma c’è da considerare che negli albi italiani stiamo leggendo tre storie di cui due di Jenkins, un autore visceralmente anti-registrazione nonché grande contestatore del Patriot Act cui fa riferimento l’intero arco narrativo. In particolare questo Cellula Dormiente continua a essere un po’ insipido, ma mostra deboli segni di ripresa: il suo punto debole rimane il carattere di “pretesto” per mostrare le storture della registrazione applicata a Wonder Man. Che non è sufficiente a tenere in piedi una storia nemmeno se dietro c’è una buona penna come quella di Jenkins.
X-men Deluxe #148
Lacerati – conclusione (Torn #6 da Astonishing X-men #18 del dicembre 2006). Scott si risveglia dall’attacco psichico di Emma e le spara, Hank si risveglia, Logan si era già risvegliato, Colosso si risveglia, Kitty si risveglia, arrivano Ord e Danger, combattono, vengono teleportati via dallo O.N.E., si avanza l’ipotesi che il tutto sia causato da un attacco di schizofrenia di Emma e che gli altri personaggi visti nello Xavier Institute non esistano.
Conclusione? Ma stiamo scherzando? Un episodio in cui Whedon dà decisamente il peggio di sé o almeno sembra darlo, in una sorta di caduta libera con qualche buon passaggio e ritorni a ondate di tutte le sue pecche.
L’opening innanzitutto pecca di eccessivo Morrison-centrismo, che ormai è una delle caratteristiche acclarate della serie di Whedon: il dialogo tra i due cervelli è infatti scarsamente fruibile da chi non abbia letto o non si ricordi il punto dell’arco narrativo di Morrison in cui Emma aveva intrappolato Cassandra. E se anche non è fondamentale capire che si tratta di un flash-back “interno”, che mostra come Cassandra fosse riuscita a contaminare in qualche modo Emma, il non capirlo rende piuttosto confuso l’incipit con la battuta di Scott, che – laddove si pensi che i box di testo rossi fossero battute di Scott – sembra risponderle. Pessima scelta quella del rosso, quindi, e anche il disegno avrebbe potuto essere più chiaro laddove la prosa non aveva nessuna intenzione di esserlo.
Il risveglio di Scott rimane piuttosto oscuro e non è chiaro quale ruolo abbia Blindfold, per il semplice motivo che non è chiaro quali siano i suoi poteri. La ragazza cieca con il potere psionico di vedere passato e futuro era banale, ma passabile: la ragazza cieca con poteri che riescono a superare quelli psionici di Cassandra Nova ed Emma Frost è un’ipotesi semplicemente risibile.
Semplicemente ridicola è anche la questione del gomitolo per il “gattino” Hank. Un’ottima idea – quella di far riprendere Hank applicando un meccanismo di recupero preparato in precedenza e sintetizzato in un oggetto – viene così ridicolizzata ancora prima di essere presentata, non si sa se per renderla più comprensibile o per la bizzarra tendenza di Whedon a fare dell’umorismo sempre e comunque, anche quando non dovrebbe. Quando poi il raffinato meccanismo di recupero viene spiegato e guadagna un po’ di smalto, subito ne perde nuovamente: Logan si sarebbe riavuto nello stesso modo grazie ad una birra. Conclusioni: la mente di Logan ha un’altissima capacità di recupero dopo i lavaggi del cervello (stiamo scherzando, vero?) o il blocco mentale di Cassandra era molto debole (e stiamo nuovamente scherzando, immagino).
Che dire poi di Danger e Ord, i super-villain di Whedon? Quell del buzzurro impetuoso e dell’algida signora è uno schema che potrebbe anche funzionare altrove, ma non qui, dove dovrebbe trattarsi di un killer e di un’intelligenza artificiale. Battute come “può avvolgersi in una corazza, se ben ricordo”, con tanto di Danger che porta due dita alla tempia, sono tutto fuorché da intelligenza artificiale: sarebbe bastato copiare un po’ il modo in cui Claremont fa muovere Sage, per fare un lavoro passabile su Danger. Stendiamo un velo pietoso.
Dalla seconda parte del dialogo tra Hank e Logan, la storia sembra prendere quota: la spiegazione introspettiva della follia di Emma è ottima, anche se ancora non si capisce come abbia fatto Scott a risvegliarsi, non è ben chiaro se il trasferimento di Cassandra in Blindfold sia reale, l’irruzione di Ord e Danger con conseguente teletrasporto da parte della O.N.E. avvviene troppo presto. Insomma, un’occasione sprecata: spiegando qualcosa di più, Whedon avrebbe potuto recuperare in bellezza tutte le sue pecche. Così invece non fa altro che riconfermarsi un autore a metà, moderatamente incapace di gestire una storia con pathos, tensione e uno schema narrativo coerente.
Nimrod #1 e #2 (id., da New X-men #28 e #29 del settembre e dell’ottobre 2006). Una doppia razione di New X-men è più di quanto io riesca a tollerare, ma dopo la ripresa dello scorso numero ero abbastanza fiduciosa. Oh come mi sbagliavo. La sentinella crocifissa proveniente dal futuro (abbiamo visto troppe puntate di Evangelion, Kyle & Yost?) stronca definitivamente ogni debole segno di ripresa, insieme ad una pessima caratterizzazione di Miss Marvel ad uso e consumo dell’amore degli autori per Emma Frost. Una Miss Marvel che rimane in silenzio mentre Emma la insulta è veramente risibile, così come è da pazzi (o in malafede) addossare ad un personaggio interno al Marvel Universe una debolezza narrativa: quante volte ci siamo lamentati che sulla testata dei Fantastici Quattro il mondo sta per finire e sulla testata dei Vendicatori vanno a fare un pic-nic? Di certo non è colpa di Miss Marvel. Anche la banalizzazione del sogno di Carol, quello che abbiamo visto in House of M, è veramente sconcertante.
Buone invece le caratterizzazioni di X-23, Sooraya ed Emma, ma non si fa in tempo ad accorgersene perché entra in scena il pasticcio del secolo: la sentinella venuta dal futuro va dal Forge del presente, lo minaccia di uccidere la Tempesta del futuro… insomma, sono perfettamente d’accordo con l’acidissimo Scatasta delle note finali: mah!
Piccola nota in chiusura: per la prima volta da che sono entrate in scena, le Stepford Cuckoos vengono chiamate con il loro nome, anche se la traduzione non rinuncia a ripetere quell’assurdo “naiadi” che era stato scelto al posto di “cucù”. Sorvoliamo sul fatto che fino ad ora i lettori italiani siano stati impossibilitati a cogliere il riferimento di Morrison alle Stepford Wives di Ira Levin e ai Midwich Cuckoos di John Wyndham (lo stesso dei più noti trifidi, se qualcuno ha presente). Ma stendiamo un velo pietoso anche su questo. E’ il motivo della modifica nella traduzione, che mi fa morire. E rimando qui e qui per conoscerlo: sono le prime pagine dell’ormai prossimo Phoenix Warsong. Evidentemente si sono accorti di avere fatto una sciocchezza e ora non sanno come uscirne ma, siamo seri, inconvenienti del genere si potrebbero tranquillamente evitare alla radice traducendo bene dall’inizio.
PS: sto ancora aspettando di capire cosa abbia a che fare il marito di Semiramide con una sentinella venuta dal futuro…
World Tour – Futuro imperfetto (World Tour – Future Imperfect #1 da Exiles #79 del giugno 2006). Solo due domande: è finito? Quando finisce?
Civil War: X-men – conclusione (Civil War: X-men – conclusion da Civil War: X-men #4 del dicembre 2006). Il tie-in, fin’ora davvero pessimo, riprende quota ma paga tutti gli errori e le sciocchezze degli episodi precedenti: Valerie Cooper è finalmente ottima e anche Alfiere dimostra una buona fibra, ma continua a non convincermi. Chi perde smalto è Lazer, un personaggio che sembrava buono e che è stato decisamente sprecato, ma lasciamo perdere. L’intero schema dell’unione per il bene comune è buono, ma è fuori luogo in Civil War, che è all’insegna di tutt’altri sentimenti: per questo mi è piaciuto molto questo Tony Stark ma l’ho trovato poco coerente con la sua controparte delle altre testate in questo momento, un uomo che – cercando di lasciare da parte la mia posizione circa la registrazione – non si lascia coinvolgere sentimentalmente pur di far rispettare la legge. Insomma, una buona sequenza finale, con la scena di gruppo, ma fuori luogo.
Nota di merito a Pulce, il vero climax della storia. Lo trovo una creaturina deliziosa.
La spada (Double-Edged – The Rise and the Fall of the Shi’ar Empire #5 da Uncanny X-men #479 del dicembre 2006). Innanzitutto, l’ennesima nota di demerito alla traduzione italiana: che aveva che non andava “a doppio taglio”? Cosa hanno visto di meglio in “la spada”? Più semplice per le semplici menti di noi lettori? Su, siamo seri… se non ritrovano un po’ di professionalità, si ridurranno spesso in condizioni come quella delle cockoos di cui parlavo prima. Vergogna.
A parte questo, quoto le parole di LucaS nelle note di chiusura riguardo alla forma scelta dal disegnatore Billy Tan per la spada in questione: troppi manga? E’ un elemento del tutto stonato, che poco o nulla ha a che vedere con il Marvel Universe e, se anche lo apprezzo molto altrove, qui mi dà decisamente fastidio.
Passando alla storia, come sempre la non presenza di Vulcan alza di molto la qualità della storia: Brubaker gestisce bene i personaggi esistenti, dall’impulsivo pellerossa Proudstar al riflessivo e intimista Nightcrawler, dall’esigente Xavier alla complessa Rachel, al nuovo Darwin ansioso di essere accettato per quello che è e per quello che sa fare più che per quello che gli è successo, fino ai meno usati Polaris – che spero di vedere presto più presente – e Havok (che più rimane nell’ombra e meglio mi sento). Se c’è una pecca, è proprio la rapidità con cui viene concluso l’avvicinamento di Korvus e Rachel, buono negli intenti ma troppo rapido. In generale, una storia che mi sembra mantenersi su buoni livelli e protesa verso il decollo.
Supernovae #3 (Supernovas #3 da X-men #190 dell’ottobre 2006). Che dire? L’abilità di Carey nel gestire la sua squadra si riconferma ad ogni episodio: buono l’espediente narrativo di introdurre l’episodio con la cronaca a distanza di Serafina, buona Rogue, ottima Mystica e l’espediente di trasformarsi in Aurora per giiocare con la sua schizofrenia. Solo una nota. Bachalo è… è… inqualificabile: quella sarebbe una respirazione artificiale? Ma per l’amor del cielo! Ecco qui. Capisco che Bachalo aveva una gran voglia di disegnare un bacio, ma ha scelto decisamente il momento sbagliato! A parte questo, le sue bulimiche scene di battaglia mi piacciono. Un po’ meno le altre scene. E la storia continua a essere intrigante.
Gli enigmi della Sfinge #5 (Riddles of the Sphinx #5 da X-men #186 del luglio 2006). Perché hanno deciso di propinarci anche questo ultimo passaggio dell’atroce arco narrativo di Milligan davvero non lo so. Apocalisse è sempre meno come dovrebbe essere e ora si mette a pasticciare con i Celestiali. Pietà.