Looking upon Cialtrone

Come avevo previsto, una congiura del’odiato nemico tramava per allontanarmi da Carfax Abbey e dai miei confratelli mutanti! E mentre mi dirigevo verso Pavia sulla mia Bugatti verde, attirata in quelle lande desolate da una falsa chiamata di lavoro, il sospetto di star scivolando in un’imboscata mi aveva già attanagliata, quando poco prima dell’ingresso in […]

Come avevo previsto, una congiura del’odiato nemico tramava per allontanarmi da Carfax Abbey e dai miei confratelli mutanti! E mentre mi dirigevo verso Pavia sulla mia Bugatti verde, attirata in quelle lande desolate da una falsa chiamata di lavoro, il sospetto di star scivolando in un’imboscata mi aveva già attanagliata, quando poco prima dell’ingresso in autostrada, avevo schivato per pura buona sorte un sicario travestito da ciclista che al grido di Non expedit mi si era lanciato addosso con il chiaro intento di speronarmi. Il piccolo Eddie con i suoi amici, evocati dalla copertina del cd che urlava dalla radio, danzava allegramente sul cruscotto fingendo di essere uno di quei pupazzetti con il collo a molla. Sui sedili posteriori, omini di ogni tipo usciti dagli inserti pubblicitari del Tuttocittà erano impegnati a costruirsi una piccola città di carta in cui esercitare le loro variopinte professioni e, piccoli incidenti di percorso a parte, tutto sembrava andare per il meglio.
Ma il Nemico aveva ben altro in mente che qualche ciclista kamikaze e due suore in mezzo alla strada, per fermarmi. La zona industriale che pensavo di andare a visitare si è rivelata un desolato braccio di strada statale, gli uffici dell’azienda uno squallido capannone tra due case cantoniere. Nessuna presa di corrente per collegare il mio fidato pc, nessun punto internet per trasmettere ai miei compagni mutanti il piano che aveva preso forma nella mia mente. E mentre io ero intrappolata in quella landa desolata – ne ero certa! – cd dei Mano Negra, dei Negresses Vertes, dei Clash e – il cielo non voglia! – dei Modena City Ramblers venivano consegnati al rogo.
Il piccolo Eddie mi guardava preoccupato. Dovevo fare qualcosa.

Per fortuna, quando tutto sembrava perduto, la sorte mi venne in soccorso: una gigantesca pubblicità dell’Amaro Montenegro campeggiava proprio sopra la mia auto, ammiccando invitante. La carta, logora per la pioggia e per il sole, lasciava ancora intravedere in modo piuttosto chiaro una nobile sagoma, ad ali spiegate, con il suo carico alcoolico tra le zampe. A me, nobile rapace! Vola a Carfax Abbey, segui i miei compagni mutanti nelle loro mosse e proteggili! Dì loro di non disperare, che riuscirò a trarmi fuori da questa provincia dove i trattori camminano sui raccordi delle autostrade.
Il piccolo Eddie salì sulla fiera groppa dell’aquila americana e li vidi scomparire nel cielo grigio, sperando per il meglio.

Dove osano le aquile
Ovvero il flight of Icarus del trooper Eddie in sella all’Aquila
e il racconto di come dall’alto vegliò sul prode Cialtrone nella sua missione

Più luminosi di un centinaio di soli volavano fuori dalle ombre, per il bene Superiore, quando all’improvviso videro, piccola piccola un’altra sagoma avvicinarsi alla loro stessa quota. Un velivolo, come loro in corsa per le colline, ma uno strano velivolo. Bello come l’incontro intenzionale di un triplano cialtrone e di una mitragliatrice inceppata. Non poteva che essere il glorioso cialtroplano, di cui tanto parlavano le Cronache. Benché alto dieci centimetri, tratto da una pessima carta, male inchiostrato e per di più nato da una copertina fotocopiata, ma Eddie sapeva riconoscere una gloriosa manifestazione di potere, quando ne vedeva una. Sotto di loro si stendeva la Città Eterna, come un piccolo gioiello incastonato dalla corona del Grande Raccordo Anulare su cui – a sottolineare la gemma principale – scintillavano minuscoli deliziosi gioiellini, piccole auto imbottigliate nel traffico al grido di "ma l’animaccia zozza de li mortacci…". Un quadro che avrebbe commosso anche il più rude dei soldati. San Pietro era accarezzata dalla luce del tramonto, le ali del cialtroplano riflettevano il sole morente mentre il glorioso velivolo si abbassava di quota.
Da lontano, l’aquila lo seguì. E quale fu lo sgomento nel vededere il Cialtrone in persona sfidare le guardie, travestito da stupor mundi, e superare il primo blocco. Era magnifico e regale, nel suo incedere cialtronesco, mentre attraversava il cortile interno verso il palazzo della Congrega e, con un poderoso salto, raggiungeva un balcone.
Alcuni alabardieri, di sotto, lo videro penzolare, aggrappato con entrambe le mani e con le forti, prensili, orecchie da coniglio. "Carica! – urlarono, protendendo gli spuntoni verso il nobile posteriore del prode.
"Scarica! – gridò Eddie, mulinando l’elmetto.
La prode aquila lasciò la presa sulla bottiglia dalla forma orribile, che si abbatté sulla prima zucca, rimbalzò e si infranse sulla seconda, facendo rovinare entrambe le guardie addosso alla terza. "Dobbiamo ripiegare, per Željko Šturanović, siamo senza munizioni. – pronunciò l’aquila, con il suo fortissimo accento serbo, mentre osservavano il prode Cialtrone infilarsi nel corridoio del primo piano.
Eddie si accalorò. "These colors don’t fucking run!"
Cialtrone strisciava furtivo per le sale, silenzioso, invisibile e inesistente come il virus della pellagra. Eddie e l’aquila si posarono sul dvanzale della finestra di una stanza e lì si appostarono, mentre si udivano le parole del Cialtrone mettere abilmente nel sacco tre guardie svizzere nel corridoio. Una di loro irruppe nella sala in cui si trovavano. "Dov’è, dov’è quel cucù fermo?!?"
"Qui! – urlò Eddie, più forte che potè e con una voce più raggelante di quella della figlia di Ozzy Osbourne all’Ozzfest. E, togliendosi il piccolo elmetto, lo lanciò con forza colpendo la guardia svizzera in piena fronte e facendola stramazzare, come un novello Davide, sul pavimento. In fondo al corridoio, Cialtrone era ormai giunto a destinazione. Con un colpo di vento, tutte le candele del corridoio si spensero mentre il prode chiudeva la stanza e le note di Giuseppe Cionfoli si interrompevano di colpo.
"Che ore sono? – domandò l’aquila.
"Due minuti a mezzanotte."
Prodigiose e potenti note da Somewhere Between Heaven and Hell si levarono dalla stanza sigillata, urla di allarme e passi febbrili iniziarono a risuonare per i corridoi dell’edificio.
"Presto! – spalancò le ali l’aquila, indicando con il becco la porta, sigillata dal Cialtrone, che si intravedeva appena in fondo all’oscurità del corridoio. – Dobbiamo rallentarli!"
Eddie abbassò gli occhi, passandosi la mano sul crapino ormai privo di elmetto.
"Cosa c’è? – si chinò il rapace.
"Ho paura del buio… – mormorò, vergognoso.
"CHE COSA?!"
I passi si avvicinavano. Schiere e schiere di guardie armate fino ai denti, decise a circondare la stanza ed a forzare le potenti masse di Tenax che bloccavano le serrature. Cialtrone aveva urgente bisogno di un piano di fuga.

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