Expo – giorno 2

Per il già enunciato principio che “un giorno non basta”, ecco il secondo round di padiglioni. Sappiate che visitare l’expo in questi ultimi giorni è pressoché impossibile: dovrete accontentarvi di visitare poco, o di visitare solo i punti con meno affluenza. All’ingresso: gli arcimboldi Non li ricordavo, dalla nostra prima visita, o forse non c’erano. Un […]

Per il già enunciato principio che “un giorno non basta”, ecco il secondo round di padiglioni. Sappiate che visitare l’expo in questi ultimi giorni è pressoché impossibile: dovrete accontentarvi di visitare poco, o di visitare solo i punti con meno affluenza.

All’ingresso: gli arcimboldi

Non li ricordavo, dalla nostra prima visita, o forse non c’erano. Un set di statue rappresentanti cibi fondamentali per la tradizione italiana vi accoglierà davanti al Padiglione Zero: vino, minestra, pasta e pane, frutta, dolci. L’omaggio istituzionale ad Arcimboldo non doveva mancare, dopo che chiunque l’ha saccheggiato per i propri eventi correlati all’expo.

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Turchia: ceramiche all’aperto e caffè

Nel complesso dei padiglioni open-aire, il padiglione turco è senz’altro il più interessante come qualità dello spazio: all’ombra di un reticolo a modulo triangolare, elementi pieni e traforati come grandi vasi ospitano ora erbe aromatiche, ora artigianato tipico. Il punto focale è, naturalmente, il chiosco del caffè. Delizioso.

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New Holland Agricolture: giocare con il trattore

Un padiglione delizioso e una vera sorpresa al di sotto del prato inclinato su cui un trattore automatico si aggira, automaticamente, come un’anima in pena. Nello spazio espositivo, tagliato magistralmente tra percorsi a passerella e doppie altezze, partizioni trasparenti e pareti di post-it, si raggiunge uno spazio in cui i sogni del bambino di otto anni che è in noi possono diventare realtà: è possibile salire su un trattore, su un’enorme mietitrebbia e su un aggeggio infernale chiamato vendemmiatrice, facendo finta di guidarli e facendo “broom broom” con la bocca senza che nessuno ci guardi (troppo) male. E se non siete ancora soddisfatti, potete comprarvi l’orsacchiotto. Come abbiamo fatto noi.

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Marocco: terra cruda e un tizio che…

Il padiglione è un interessantissimo blocco di caffè compresso (o così sembra) tagliato da finestre rettangolari riquadrate nel legno. Se non avete voglia di stare in coda per ore, cosa assai probabile in questi ultimi giorni di fiera, potete accomodarvi nel giardino di erbe aromatiche e terra battuta sul retro del padiglione, dove un chioschetto vi venderà assaggi di dolcetti tipici e il caratteristico tè alla menta più zuccherato del mondo. Nel mentre, un tizio strimpella strumenti a corda e, a spregio della cervicale, fa girare il pennacchio che ha sul cappello.

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Moldavia: tristezza e gente che danza

Uno dei padiglioni più piccoli e con meno contenuti, che potrete riconoscere da fuori per il prisma a specchio sul tetto. All’interno, la visita dura pochi minuti: per l’expo la Moldavia ha realizzato un filmato intitolato Energy for Life, una danza tradizionale di fanciulle in linea, in costume tradizionale.

Corea: forme bianche e influenze ceramiche

Come la Turchia, anche la Corea sceglie di ispirarsi al mondo della ceramica e lo fa in modo esplicito con un padiglione bianco sovrastato di ciotole. È la forma del Moon Jar, con marcatissime influenze culturali.

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Repubblica Ceca: piante che parlano e aglio

Il padiglione della Repubblica Ceca è grande. Molto grande. Troppo grande. Abbastanza grande da essere riempito di installazioni d’arte abbastanza generici e abbastanza dispersivi. Un esperimento artistico però merita ed è quello cui è riservata la stanza del primo piano. Si tratta di un sistema che rileva e amplifica il “canto” emesso dalle felci, a patto che i visitatori siano abbastanza silenziosi. Non facile da fruire.

Sua Enormità la Thailandia

Un padiglione enorme, serpentoso, con spiragli di interno-esterno e uno spazio allestito a risaia sulla sua destra, con vero riso e finti bufali. Che il perimetro del padiglione costituisca spazio espositivo si rivela cosa lungimirante e provvidenziale, in questi ultimi giorni di sovraffollamento: accompagna la coda, combatte l’inedia, trasmette qualcosa anche a chi non ha alcuna intenzione di fare ore di coda. Come noi.

 

Vanke: non svegliare il dragon che dorme

Tanto criticato, forse per partito preso, il padiglione di Liebeskind per la banca cinese è un tronco di cono rivestito di scaglie che, come la pelle di un enorme serpente, lo avvolgono in un moto circolare ascendente. Uno di quei padiglioni di cui vorrei sentir parlare dal punto di vista costruttivo e tecnologico.

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