X-men #201

Numero interamente dedicato alla saga di Pete Milligan su Apocalisse, iniziato nel numero scorso e corredato dai disegni del bravissimo Salvador Larroca. A che serve la guerra? (War… What is it good for? – The Blood of Apocalypse #3 da X-men #184 del maggio 2006). La traduzione del titolo perde un po’ del significato originale […]

Numero interamente dedicato alla saga di Pete Milligan su Apocalisse, iniziato nel numero scorso e corredato dai disegni del bravissimo Salvador Larroca.

A che serve la guerra? (War… What is it good for? – The Blood of Apocalypse #3 da X-men #184 del maggio 2006). La traduzione del titolo perde un po’ del significato originale (letteralmente si può rendere forse solo con un dialettale Guerra… è buona per cosa?), laddove Guerra è l’astronauta Gazer (e Morte è il cavaliere di Apocalisse Gambit, consegnatosi spontaneamente per motivi che purtroppo il volume ancora non ci chiarisce, benché sarebbe stato forse doveroso affrontare questo punto). Nel complesso sembra che tutti i personaggi manchino di mordente psicologico o, addirittura, si comportino in modo davvero troppo strano per non far pensare ad un errore di caratterizzazione: i problemi nella resa del rapporto tra Apocalisse e il suo scriba e custode Ozymandias si accentuano (il suo tradimento è abbastanza macchiettistico), Mystica continua a comportarsi come nellòe precedenti storie (ancora impegnata a spingere Rogue tra le braccia di Pulse), il conflitto interno che ha portato Sole Ardente ad accettare di entrare tra le fila di Apocalisse e diventare Pestilenza non è approfondito per nulla. Anfche altre parti, che avrebbero meritato un approfondimento maggore, sembrano un po’ "tirate via", impressione che si conferma nell’episodio successivo.

Amore e Guerra (Love and Death – The Blood of Apocalypse #4 da X-men #185 del giugno 2006). Lo scontro tra il corrotto Gambit-Morte e gli X-men con la fidanzata Rogue poteva sicuramente essere un buon modo per iniziare il numero e costruirlo tutto sull’opposizione e sulla potenza della corruzione di Apocalisse, ma ancora una volta l’idea di far resistere Gambit alla corruzione (e di farlo esitare al momento di uccidere Rogue) non è approfondito per nulla, così come mi sembra "sbagliato" il comportamento di Rogue, che rimane passiva sperando che lui la riconosca. Si comporta in modo un po’ troppo passivo anche Emma, messa alle strette con Guerra, e il conflitto interno di Shiro ancora una volta viene sorvolato, lasciandolo solo ad un accenno della Frost. L’intera parte alle Nazioni Unite, poil, è abbastanza spiazzante: Apocalisse che chiede all’ONU di uccidere il 90% della popolazione umana per riequilibrarla con il 10% sopravvissuto ad House of M della popolazione mutante è un po’… fuori personaggio! A tratti sembra che il comportamento insolito del super-villain faccia parte della trama, ma la resa della questione è a dir poco carente (e Apocalisse che chiede a Pestilenza di ripetergli come moriranno gli innocenti ha l’aria di un b-villain anni ’70). Anche la conclusione è deludente, e non c’era bisogno di coinvolgere i Vendicatori e le due unità EVA del governo per ottenerla: il tutto rimane aperto con Apocalisse fuggito e Shiro scomparso insieme all’agonizzante Gambit (anche se tutto lascerebbe intendere che Sole Ardente abbia concluso il proprio conflitto interno in modo non esattamente entusiasmante). L’unico pathos della storia è Havok che rianima Polaris coperta di pustole, il che la dice lunga. Nel complesso la storia non ha la tensione, il respiro epico e gli echi mitici che ci si aspetterebbe da una vicenda con Apocalisse. E del "dietro le quinte" Gli Enigmi della Sfinge (Riddle of the Sphinx) non si sentiva proprio il bisogno, dato che non aggiunge molto alle lacune nella caratterizzazione e si limita a raccontare l’origine di Carestia da Shiro e di Guerra da Gazer.

In generale, storia abbastanza deludente con disegni piuttosto belli ma che non bastano a salvarla.

Una breve nota per i neofiti
Apocalisse
, al secolo XXX, è uno dei personaggi più potenti dell’Universo Marvel e il secondo mutante di cui si sia a conoscenza (la prima è Selene): nato in Egitto nel XXX secolo a.C., possiede diversi poteri tra cui una forza pressoché illimitata e un controllo quasi totale sulla materia organica di cui è composto. La sua immortalità sarebbe derivata da riti necromantici regolarmente compiuti dal suo sacerdote, l’Ozymandias di cui si parla in questo volume. Con il nome che si ritrova, generalmente si fa accompagnare da quattro servitori (combattenti cui ha fatto il lavaggio del cervello e che ha sottoposto ad alterazioni fisiche) che naturalmente prendono nome dai quattro cavalieri del libro dell’Apocalisse. Fin’ora, escludendo questa deludente storia, il suo avvento ha sempre significato andare veramente vicini all’Apocalisse vera e propria. E’ stato protagonista di un intero ciclo narrativo, chiamato L’Era di Apocalisse.

10 Comments

  1. grazie per essere passato, farò tesoro del tuo consiglio; intanto permettimi di sbirciare il tuo blog, che a primo acchitto si rivela interessante..

    felicità

    Rino, scoprendo belle cose

  2. Cara Maria, vorrei consigliarti storie migliori ma al momento questo passa il convento.

    Raes, non ne sono sicura affatto, ma così dice la Wikipedia inglese. Ti risulta diversamente? Hai fonti più attendibili? Io onestamente non ricordo. Anzi, ero addirittura convinta che il primo mutante fosse un Namor.

  3. Ragno, ho verificato: Selene si afferma sì nell’Antica Roma, ma “si dice che vagasse già da millenni sulla terra”.

    Heraclitus, avevo notato qualcosa di dissonante ma speravo che, decollando, la storia sarebbe migliorata. Mi sbagliavo…

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