expo 2015: il BIM non si mangia, però…

Ebbene me ne stavo lì, mi facevo i fatti miei, cercando un sistema semplice per collegare tra loro alcuni parametri di famiglie Revit ricorrendo a qualche reminiscenza di trigonometria. Non stavo minimamente badando all’Expo, ma apparentamente l’Expo stava pensando a me. In piena Serendipity, su una rivista specializzata (in tutt’altro) ho trovato un interessante articolo […]

Ebbene me ne stavo lì,
mi facevo i fatti miei,
cercando un sistema semplice per collegare tra loro alcuni parametri di famiglie Revit
ricorrendo a qualche reminiscenza di trigonometria.
Non stavo minimamente badando all’Expo,
ma apparentamente l’Expo stava pensando a me.

In piena Serendipity, su una rivista specializzata (in tutt’altro) ho trovato un interessante articolo di Emilio Antoniol che intervista  Daniele Aiola circa le straordinarie avventure di un facciatista alle prese con le vetrate di Palazzo Italia, il padiglione nazionale all’expo 2015 progettato da Nemesi & Partners e portato in esecutivo da Tekla (strutture) e  AiolaDesign srl, appunto, per le facciate. Si parla di BIM, di come gli strumenti a disposizione siano adatti e di come non lo siano, e di tanti altri ghiotti argomenti.
Così mi è presa la curiosità.
Quali delle strutture presenti nella nostra esposizione universale sono state realizzate facendo ricorso al Building Information Modeling, perché e con quali risultati?
Ecco il primo esito di una rapidissima e sommaria indagine.

Il colpo d'occhio: padiglion expo e BIM
Un primo colpo d’occhio: padiglioni expo e BIM

Palazzo Italia: la dura vita del facciatista

Quando si parla del nostro padiglione, l’elemento più pubblicato è probabilmente il cemento biodinamico della facciata, riguardo al quale Italcementi sta portando avanti una campagna di comunicazione a dir poco estensiva. Ma Palazzo Italia non è solo quell’involucro fibroso che lo avvolge come il bozzolo di una farfalla: è anche la vetrata dietro a quella pelle, e una straordinaria vela in vetro entrambi progettati dalla AiolaDesign, intervistata nell’articolo che ha dato il via alla mia curiosità. Nell’articolo si parla estensivamente di progettazione 3d, con particolari focus tecnici sul punto di origine del modello, oltre che di interoperabilità con Tekla Structures che ha ingegnerizzato (si tratta sempre di BIM, naturalmente) le strutture. Si parla poco di dati, tuttavia, lasciando una certa curiosità di comprendere meglio come si sia articolato il workflow. Software utilizzati: DraftSight (bozze bidimensionali per i profilati strutturali), FP Pro Facade (ordinativo dei profilati estrusi e dei relativi accessori), SolidWorks (disegni tridimensionali dei singoli componenti). Leggere per credere.

 

Emirati Arabi Uniti: dune in Grasshopper

L’uso del BIM per questo padiglione è stato presentato come caso studio all’incontro B[uild]smart lo scorso MADE expo, da Omer Mert (assistente project manager per Rimond) e dalla professoressa Ingrid Paoletti del Politecnico di Milano, quindi non risulterà cosa nuova a chi era presente (personalmente ero impegnata a terminare il nuovo museo Kartell ma questa è un’altra storia).
Il progetto del padiglione è di  Foster +Partners, e si articola in un percorso circolare che attraversa diversi ambienti dalle pareti ondulate, per arrivare al blocco centrale cilindrico dove è proiettato un cortometraggio. Rimond ha sviluppato in BIM il modello strutturale e impiantistico, e si è occupata della hard clash detection per entrambe le discipline (per chi si fosse già dimenticato che cosa significa, cercavo di spiegarlo qui). Le rampe sono state modellate in Grasshopper (il sistema di modellazione algoritmica di Rhino). La presentazione, con qualche schermata dei modelli analitici, è disponibile qui.


Messico: la pannocchia gigante

Progettato da Francisco Lopez Guerra Almada, il padiglione riprende le forme delle foglie attorno a una pannocchia di mais, prodotto distintivo del Paese e che secondo la mitologia Maya sarebbe la sostanza con cui gli dei plasmarono l’uomo. L’acqua, il secondo elemento vitale che servì agli dei per dar forma all’uomo, è elemento centrale all’interno della struttura, in un sistema di anelli e rampe che rimanda al raffinatissimo sistema ideato dal re filosofo Nezahualcoyotl. Per informazioni sulla progettazione del padiglione e sui suoi significati, rimando al bellissimo articolo comparso su Domus.
Lo studio Project Line ha realizzato i disegni di carpenteria del padiglione avvalendosi di Tekla Structures, con quello stesso gruppo Nussli che ha appaltato a Progetto CMR la progettazione esecutiva del padiglione a vele triangolari rappresentante il Kuwait. Franco Bernardi di Project Line parlerà di questo padiglione il prossimo giovedì 21 maggio, alla giornata organizzata da Harpaceas per gli utilizzatori di Tekla.

 

Federazione Russia: la rampa di lancio

È di Sergei Tchoban, a capo dello studio SPEECH, il progetto di un padiglione russo che ci parla principalmente di innovazione scientifica e che per questo sceglie una forma strutturalmente ambiziosa, protesa verso il cielo, combinata a giardini pensili e piattaforme verdi. Ma sono i londinesi di Engenuiti, con ufficio distaccato a Milano, a occuparsi della progettazione strutturale o, come la chiamano loro, della progettazione in BIM di geometrie complesse.
I nervi strutturali che sorreggono l’ambiziosa piattaforma sono in legno lamellare, con interasse di 6m l’una dall’altra, e in legno lamellare sono anche i pannelli di tamponamento superiore e laterale che raggiungono dimensioni fino a 3 x 18 m. Più efficiente, più economica, più leggera, più rapida da costruire rispetto alla tradizionale carpenteria metallica. Vedere per credere.

 

Ungheria: l’arca di Noè

Il padiglione si rifà agli elementi tipici del paesaggio ungherese e si compone di due tamburi laterali, ispirati al mondo sciamanico, sulle cui teste è raffigurato un albero della vita da cui scorre l’acqua. I due tamburi racchiudono una gabbia ispirata alla chiglia di una nave, l’arca di Noè appunto come simbolo di ciò che preserva la vita. Gran parte della struttura è realizzata in legno lamellare, cellulosa e altri materiali riciclabili, e al termine dell’esposizione sarà riportato in Ungheria, dove ospiterà un centro di ricerca.
Costituisce il terzo progetto expo vinto dall’impresa Vitali di  Cisano Bergamasco, dopo l’expo Gate (compreso dello svincolo con spettacolare ponte progettati in Revit dallo studio Antonio Citterio, Patricia Viel & Partners) e il padiglione della Kip International School (vedi più avanti). Come gli altri due progetti, anche il padiglione ungherese è stato realizzato in BIM. Ne aveva dato l’annuncio l’inserto bergamasco del Corriere, in settembre.

Vietnam: il villaggio degli ewok

Splendide strutture intrecciate simili ad alberi, sulle quali a loro volta cresono altri alberi: è questo il suggestivo e lussureggiante scenario che costituisce il padiglione del Vietnam, riflesso da uno specchio d’acqua su cui poggia l’intera struttura.
Ne ha parlato brevemente lo scorso 26 marzo l’ing. Aldo Bottini di BMS progetti, che ha partecipato anche alla progettazione di strutture e impianti per il Padiglione Italia (presumibilmente insieme allo studio Capè, che ne parlerà sempre alla giornata di Harpaceas) nonché alla progettazione esecutiva del padiglione JooMoo. Gli atti della sua conferenza, all’interno della BIM Conference organizzata da One Team, sono scaricabili dal loro sito.
La realizzazione del padiglione è stata affidata alla Proger, già coinvolta nel padiglione Italia fin dalla sua progettazione.

 

Cascina Triulzia: progettazione impiantistica e BHIMM

60 Organizzazioni della Società Civile vanno a comporre la Fondazione Triulza, ente fondato appositamente per la gestione di questo spazio. E della relazione tra questo progetto e il BIM ci ha parlato Silvia Mastrolembo Ventura lo scorso 16 aprile, all’ordine degli ingegneri di Lecco (qui è possibile scaricare le slide del suo intervento). In particolare, si tratta di progettazione impiantistica e di intervento su una struttura esistente e, quindi, di Built Heritage Information Modelling and Management (BHIMM, per gli amanti degli acronimi). Questa particolare branca del BIM, molto appetibile per l’Italia, è attualmente oggetto di un Progetto di Ricerca di Interesse Nazionale (PRIN, sempre per gli amanti degli acronimi) che coinvolge il Politecnico di Milano, il Politecnico di Torino, l’ITC di Bari, l’Università di Brescia (da cui proviene l’ing. Mastrolembo), la Sapienza di Roma e l’Università di Genova. Il progetto non è iniziativa nuova e nasce da un concorso del 2011. Per gli interessati, consiglio l’articolo apparso a suo tempo su inGenio.

 

Kip International School: le torri del villaggio globale

Sono sempre Rimond e Vitali, cfr. padiglione ungherese, a occuparsi di questo padiglione che rappresenta la scuola fondata nel 2011 da Edgar Morin e sostenuta dall’ONU. La struttura si ispira al concetto di villaggio mondiale ed è composta da un percorso attraverso il giardino dell’ONU, che raggiunge infine una piazza su cui si affacciano quattro edifici ispirati alle costruzioni in terra dei villaggi rurali africani.
I render e le descrizioni parlano di materiali a chilometro zero, senza entrare nei dettagli, ma suggerisco di guardare qualcuna delle fotografie scattate dai visitatori: parlano di uno spazio estremamente suggestivo, di rivestimenti estremamente particolari per le gradevoli forme delle quattro torri, oltre che del tanto celebrato spazio 4d in cui sarebbe possibile immergersi in una simulazione senza l’ausilio dei tradizionali occhiali.

 

New Holland Agriculture: il prisma verde (o quasi)

La CNH Industrial, Global Partner di Expo, ha realizzato la struttura del suo padiglione con elementi in carpenteria metallica progettati in BIM e assemblati in un sistema costruttivo completamente a secco, privo di fondazioni. Chiamato New Holland Agriculture, il suo padiglione espone macchinari agricoli e ha la forma di un prisma triangolare sdraiato: le due basi e il lato lungo sfoggiano la più classica delle facciate continue, completamente vetrata, mentre il retro è una falda inclinata verde che raggiunge il suolo ed è percorribile a piedi. Le immagini presenti sul sito di expo mostrano un albero della vita sia sulle facce vetrate che sul prato inclinato, ma differiscono in maniera abbastanza sensibile dalle fotografie che si trovano della struttura completata. Il progetto è di Carlo Ratti, e si concentra sull’agricoltura sostenibile, sulla dimostrazione di macchinari a zero emissione e su un complesso sistema di realtà virtuale che, all’interno del prisma, espone non solo le nuove tecnologie CNH ma anche la costruzione del padiglione stesso.

JooMoo: chi era costui?All’interno dell’area Corporate, campeggia il padiglione chiamato “Stupefacente Asia”, ingegnerizzato in BIM da quella stessa BMS dei padiglioni Vietnam e Italia, e con quest’ultimo condivide anche il progettista. Si tratta di una struttura con taglio prettamente high-tech, che fa larghissimo uso di superfici riflettenti e proiettate, di monitor e superfici in stretta relazione con il tema dell’acqua, per esporre le arti e le culture asiatiche in tutta la loro complessità e varietà. Il gruppo committente è cinese e si occupa di cultura, real estate, internet, energia e scuole. Tutto, insomma. Suo partner locale è Alessandro Rosso, operator primo rivenditore ufficiale dei biglietti expo. Per loro, Nemesi progetta un oggetto ben illustrato in questo articolo di Abitare, e la sua struttura in acciaio è tutt’ora osservabile in tutto il suo splendore, almeno stando a Wired, perché il padiglione non sarebbe finito. Se però non avete voglia di andare fino a Rho per verificare l’informazione, potete accontentarvi delle belle immagini delle strutture, progettate con Graitec Advanced Steel e pubblicate sul sito di FM.B.
Ma si parla di BIM anche per le gradinate dell’Open Air Theatre San Carlo, realizzate sempre con Tekla Structures da Structurama Srl, per la nube rossa di Vanke e per le nervature del padiglione zero. Insomma, insieme al resto dei mille stimoli culturali, sembra che Expo ci fornirà casi-studio sul BIM per parecchio tempo. Rimbocchiamoci le maniche.

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