X-men #200 (edizione variant)

X-men #200 Innanzitutto due parole sull’edizione variant, per chi non avesse chiaro di che cosa si tratta. Per l’anniversario della testata Gli incredibili X-men, da me qui chiamata sempre X-men per allergia congenita ad un aggettivo che fa un po’ troppo fumetto trash degli anni ’50, la Marvel Italia ha deciso di produrre un’edizione normale, […]

X-men #200

Innanzitutto due parole sull’edizione variant, per chi non avesse chiaro di che cosa si tratta. Per l’anniversario della testata Gli incredibili X-men, da me qui chiamata sempre X-men per allergia congenita ad un aggettivo che fa un po’ troppo fumetto trash degli anni ’50, la Marvel Italia ha deciso di produrre un’edizione normale, fatta così, e un’edizione variant di 112 pagine, ovvero "ben" 7 pagine in più dell’edizione normale, e con copertina di Paolo Rivera (da un disegno del 2005). Ciò che contiene in più l’edizione variant, e che secondo l’editore vale 0.50 €, è una cronologia degli X-men in Italia, ovvero – reggetevi forte – un indice delle storie di Uncanny X-men, Giant Size X-men, Uncanny X-men Annual, X-men, X-men Annual, The amazing X-men, Astonoshing X-men, Uncanny X-men minus, X-men minus più gli albi speciali con indicato, tra parentesi, quando e dove le storie sono state pubblicate in Italia. Ora, si può stare a discutere se sia utile o non sia utile, interessante o non interessante, non è questo il punto. E’ materiale che nella parte in lingua si trovava on-line senza problemi e che nella parte delle note era sicuramente in archivio della casa editrice. Per un numero #200 non si sarebbero potuti produrre dei contenuti che davvero valessero un’edizione variant? L’unica altra differenza tra le due edizioni è la copertina: di Paolo Rivera quella dell’edizione variant, stampata su carta pregiata e con il logo "lucido"; di Claudio Villa e Gabriele dell’Otto quella, nettamente migliore, dell’edizione normale. Una vera fortuna che invece sia stata scartata la terza copertina, di John Cassiday, in cui un Wolverine con la faccia da scemo sta leggendo il numero con la copertina dell’edizione variant e alle sue spalle sbirciano Kitty, Ciclope, Hank, Colosso, Emma (che in realtà sembra stia leggendo la mente di Logan che legge il fumetto), la regina lebbrosa e Breakworld, insieme ad una gigantesca sentinella. Simpatica idea ma buona per una vignetta più che per una copertina. Chiude il numero speciale un’anticipazione che mi ha gettato nel panico: tra due mesi, in parallelo con Civil War, gli X-men saranno diretti da Ed Brubaker, lo stesso che ci ha afflitto con un altro Summers e che ci ha propinato quella orrenda Genesi letale. Ci affliggerà per ben dodici episodi, andando a pasticciare niente di meno che con l’impero Shi’ar. Che la Fenice ci protegga. In più, come se non bastasse, entreranno in gioco anche Chris Bachalo, su cui già ho avuto modo di pronunciarmi, e Mike Carey portando in scena una nuova controversa formazione comprendente Mystica e Sabretooth.
Contenuti speciali di entrambi i numeri, invece, sono un disegno di Marko Djurdjevic, quello che in America è stato la copertina di X-men first class #1, ed una rivisitazione della prima avventura degli X-men, riraccontata da Paul Jenkins e ridisegnata da Paolo Rivera. E inizio a parlare del fumetto proprio da quella storia.

L’inizio… (The X-men da Mythos #1 del marzo 2006)
Splendide tavole dipinte per il primo storico racconto degli X-men: scelta davvero efficace quella di adottare questa tecnica di disegno, che non si preoccupa sempre di rendere le figure in modo chiaro ma tiene conto del fatto che la storia sia conosciuta pur rendendola comprensibile a chi eventualmente non l’avesse ancora letta. Raffinato, pittorico, quasi impressionista e vicino allo stile di dell’Otto, Rivera ci regala con le sue tavole una lettura godibilissima e affascinante. Ed è bello vedere i personaggi nella loro forma originale, con i loro pro e i loro contro: una Jean ragazzina ed immatura ben lontana dai fasti di oggi, un Erik nel pieno del suo splendore, un Bobby non ancora diventato lo sciocco buffone pronto alla battuta in cui purtroppo si è trasformato oggi.
Più di un moto di nostalgia e più di un brivido. Complimenti per la scelta editoriale, davvero azzeccata.

I 198 – conclusione (The 198 #5 da X-men: The 198 #5 del luglio 2006).
Gran finale della serie I 198, che purtroppo in Italia ci è stata propinata a piccole dosi in uno stillicidio che ha fatto perdere molto dell’innegabile mordente e pathos della storia. Storia che rimane davvero buona e che anche nel finale non delude affatto: l’esodo di Absolon Mercator e dei suoi mutanti rifugiati si conclude in un’isoletta, sorta di terra promessa, in cui li aveva condotti per sfuggire all’arresto della governativa O.N.E. Anche in questo numero non mancano i riferimenti messianici legati ad Absolon, che cerca di liberare il suo popolo dall’oppressore guidandoli attraverso le acque e per proteggerli sprigiona il suo potere in una posa assai simile ad una croce. I chiari riferimenti non cessano neppure dopo che Johnny Dee, il mutante che Spiderman aveva salvato all’inizio di Son of M e che ha il potere di manipolare le persone dopo averle toccate creandone dei feticci (sorta di bambole voodoo), manipola Pulce e Amara ed uccide Absolon d’accordo con la O.N.E. Lorelei che ne era innamorata e l’innocente piccolo Pulce vegliano la bara di Absolon. "Avremmo vegliato Absolon per tutta la notte. Non so per quanto dormimmo, ma al risveglio entrambi capimmo… che era successo qualcosa. Non so spiegare cosa vedemmo. Non trovo le parole… Absolon non apparve mai a nessun altro, ma non voleva che i 198 lo piangessero, così inviò loro un messaggio. Certe cose non muoiono… ma evolvono". E Lorelei, con Pulce, torna al campo circondata da centinaia, migliaia delle colorate farfalle che circondavano i prodigi di Absolon. Un finale veramente toccante per una storia davvero bella che sicuramente rileggerò tutta d’un fiato.

Il Messia e La Fame (The Blood of Apocalypse #1 – The Messiah e The Blood of Apocalypse #2 – The Hunger da X-men #182 e #183 dell’aprile 2006)
Storia: Pete Milligan
Disegni: Salvador Larroca
Torna uno dei miei disegnatori preferiti e torna Apocalisse, En Sabah Nur, che in House of M era stato spazzato via da Freccia Nera con un "bah" (più o meno). La storia si riallaccia più o meno al punto in cui Polaris aveva incontrato Doop nella ricerca dei suoi poteri: lo scimmiesco Gazer, inizialmente in missione scientifica nello spazio grazie alla sua capacità di assorbire le radiazioni, aveva perso i poteri dopo House of M e aveva quindi deciso di suicidarsi. Nello stesso momento, sulla Terra, era comparsa vicino a Polaris e Havok una sorta di gigantesca sfinge con il volto di Apocalisse. Ecco che in quella sfinge, una sorta di navicella spaziale con velleità egittologiche, si trova proprio Apocalisse e proprio Apocalisse salva Gazer per trasformarlo nel primo dei suoi cavalieri, Guerra. Il secondo già al lavoro nei laboratori di Washington e già rifornitosi di ogni virus conosciuto è un misterioso Pestilenza, già trasformato e sulla cui identità penso avremo delle sorprese (e, peraltro, penso abbiamo tutti delle ipotesi assai fondate). Il terzo, Carestia, è Shiro. Proprio Sole Ardente, che sembrava essere morto o comunque era stato privato delle gambe nell’ultima storia con Rogue, trasferendo a lei i suoi poteri. Si tratta quindi di personaggi disperati, da Gazer a Shiro, che hanno perso i loro poteri e desiderano ad ogni costo ritrovarli. E disperato è anche Ozymandias, scriba al servizio di Apocalisse che salva Gazer per avere un alleato quando pugnalerà alle spalle il suo padrone.
L’arrivo di Apocalisse alla scuola di Xavier e lo scatenarsi di un raggiante Shiro-Carestia è davvero splendido, soprattutto grazie al disegno di Larroca, così come è decisamente superbo lo studio del personaggio per Guerra, cavaliere in tutti i sensi. Ma l’attacco alla scuola di Xavier ha due scopi: trarre a sé quanti più mutanti possibili e, soprattutto, acquisire il quarto ed ultimo cavaliere: Morte. Ovvero Gambit.
Spero non si riveli una storia banale e piena di scene già viste: l’inizio è buono. E poi Apocalisse è sempre Apocalisse.

2 Comments

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.