X-men deluxe #142
X-men sempre meno deluxe, su questo non ci piove. La testata con cui bene o male ho iniziato ad acquistare regolarmente edizioni Marvel Italia sta quasi del tutto perdendo la propria specificità, qualunque essa fosse, e il proprio pregio. Spero che, ora che è finita la brutta storia di Brubaker, spendere 3,50 € torni ad […]
X-men sempre meno deluxe, su questo non ci piove. La testata con cui bene o male ho iniziato ad acquistare regolarmente edizioni Marvel Italia sta quasi del tutto perdendo la propria specificità, qualunque essa fosse, e il proprio pregio. Spero che, ora che è finita la brutta storia di Brubaker, spendere 3,50 € torni ad avere un senso.
Quello che Emma non sa e Genesi Letale – Conclusione (rispettivamente What Emma doesn’t know e Deadly Genesis part 6 of 6 da X-men Deadly genesis #5 e #6 del maggio e del luglio 2006). La fine della storia imbastita malamente da Ed Brubaker inizia con un altro flash-back, questa volta di Emma Frost nel club infernale, che spiega come mai l’aspetto di Gabriel Summers le risulti familiare. Episodio più che mai banalotto, con un professor Charles Xavier che va a trovare Emma "al lavoro" quando ancora è una lap-dancer al club ed una dottoressa Moira MacTaggart in corsetto verde e occhiali che fa veramente ridere. Scopo della visita sarebbe convincere Emma a lasciare il club e ad unirsi agli X-men, ma il modo in cui la vicenda è imbastita è veramente pietoso: innanzitutto Emma non dovrebbe apparire come appare, perché all’epoca della sua permanenza come danzatrice nel club infernale era bruttina e sgraziata e usava la sua telepatia per apparire attraente. L’aspetto di oggi le deriva da un intervento di chirurgia plastica finanziato dal successo nel club. Secondariamente, la spedizione fallisce perché Emma li mette alla porta e, dopo averli rincorsi, è raggiunta dal buttafuori del club. Insomma, in una situazione in cui Xavier potrebbe fermare tutto e parlare tranquillamente con Emma, il colloquio fallisce perché il gruppo viene travolto dagli eventi. Ma quali eventi? Non succede nulla che giustifichi nessuna delle reazioni dei personaggi (tranne quella del buttafuori, forse). Capisco il desiderio di ricreare uno schema narrativo classico, ma avrebbe potuto inventarsi qualsiasi altra cosa, se lo scopo era creare una discussione animata in cui qualcuno che non era Scott ma Gabriel colpisse il buttafuori con i suoi raggi. Tutto qui? Tutto per dire che il fratello di Ciclope già faceva il Ciclope prima di Ciclope? Ma prima quando, tra l’altro? E perché, se dopo viene detto chiaramente che Gabriel ed i suoi non erano X-men fino alla missione in cui ci lasciarono le penne? Sarà il caso di rinunciare a capire, perché non è l’unica incongruenza interna. Ora, che una storia abbia problemi a rapportarsi con la famigerata continuity può anche essere perdonabile, ma non può avere problemi anche al proprio interno! E l’intera miniserie, costellata di eventi straordinari, sembra essere finalizzata solo a sconvolgere con colpi di scena da soap-opera:
- il professor Xavier recupera l’uso delle gambe (bella trovata, soprattutto originale: dov’è che l’ho già vista?);
- il professor Xavier perde la telepatia, simmetria, questa, tra l’abilità mentale e l’handicap fisico, che era stata buttata in vacca da Grant Morrison e che è una buona idea recuperare, ma che forse meriterebbe un’analisi migliore (la perdita dei poteri mutanti significa la perdita di ogni valore per l’essere umano?);
- Banshee è morto stecchito per niente (Gabriel gli ha fatto schiantare addosso il jet per attirare l’attenzione di Ciclope);
- è saltato fuori un nuovo Summers, come se qualcuno ne sentisse il bisogno o la necessità, ed è un idiota con velleità di comando come gli altri due;
- è spuntato un nuovo X-men (Darwin, il cui potere è evolversi in fretta);
- Ciclope ha cacciato di casa Xavier.
Impossibile elencare per intero le molte cose che non mi sono piaciute di questa serie, a partire dal dimenticabilissimo disegno: la caratterizzazione dei personaggi è risibile così come lo svolgersi della trama. E se è vero che già Claremont aveva gettato ombre sulla figura di Xavier, si trattava sempre di dilemmi etici sulla correttezza di addestrare dei ragazzini e mandarli in guerra. Un problema di tutt’altro livello. E ora Xavier che cosa farà? Andrà a vendere limonata agli angoli delle strade? Farà lo spacciatore di pastiglie davanti alle scuole? Con Brubaker tutto è possibile. La cosa peggiore (oltre alla tragedia di ritrovarsi un nuovo Summers) è che la storia non è finita ma continua ad aprile…
Da salvare rimane la creazione del nuovo Darwin, che sembra promettere bene, e le fasi in cui Rachel spiega a Gabriel come ha fatto a sopravvivere, al contrario dei suoi compagni.
Scritte sulla sabbia (Lines in the sand, da X-factor #4 dell’aprile 2006). Continuano le avventure investigative di Jamie Madrox, con Theresa "Siryn" Cassidy (figlia dei sopracitato e defuntissimo Banshee), Rahne Sinclair la lupa mannara, la già defunta e ora misteriosamente in vita Monet St.Croix, l’omaccione Guido Carosella e Layla Miller, la ragazza di House of M che "sa molte cose", coadiuvati dal recentemente depotenziato Rictor. Buone battute, intreccio giusto per essere una serie "collaterale", senza sconvolgimenti epocali dell’universo Marvel (che hanno anche stancato, direi), giusta caratterizzazione dei personaggi ed in particolare dell’ex-alcolizzata Siryn, del combattuto Madrox divorato dal timore di liberare qualche lato oscuro della propria personalità duplicandosi, dell’inquietante Layla e della splendida ed altera Monet, decisamente il mio personaggio preferito. Tra le battute migliori, la presentazione di Guido alla polizia: "Il mio nome in codice è posso stritolarvi con uno sguardo e questa [Rahne] è la mia collega, miss ho sventrato un tizio solo per guardarlo morire."
Peccato che il disegno sia in uno stile che non mi è congeniale (ma ha indubbiamente carattere e, nella sua estrema stilizzazione quasi retrò, infila sequenze davvero buone).
World Tour – New Universe, prima parte (World Tour – New Universe #1 da Exiles #72 del gennaio 2006). Dopo i fattacci di House of M, che ha portato alla dipartita dal gruppo di "Becco" Barnell (che ora è incredibilmente un bel figluolo) e di Mimo, posseduto da Proteus (figlio della Moira MacTaggart di non ricordo più quale realtà), il gruppo va a caccia della bestiaccia attraverso la prima di una lunga serie di realtà: il New Universe. La serie mi è sempre piaciuta, per l’abilità nel creare personaggi da "what if..?" e portarli avanti, primo fra tutti quello che è forse la più geniale creazione da molti anni a questa parte: Morph. E Tony Bedard, che già si era rivelato brillante nel coadiuvare Claremont con i dialoghi di Fili Tirati, non è male: imbastisce qualche buona battuta e qualche scena intensa, come quella in cui Hather dal quartier generale guarda Becco ricongiungersi con Angel ed i figli e piange o la fine dell’episodio, in cui Kenneth Connell attacca Sabretooth pensando che sia un alieno perché non sa chi ha vinto il superbowl dell’anno precedente. Ora che il mio autore preferito approda a questa serie non potrei essere più curiosa.
Dulcis in fundo, la storia che piacerà a qualcuno:
Come funziona l’amore (How Love works da I Love Marvel: my mutant heart #1 dell’aprile 2006). Una storia a dir poco esilarante di Peter Milligan, già autore del delirante X-statix, non particolarmente apprezzato (almeno non da me). Un investigatore privato è assunto dal compagno di una donna splendida per pedinare la moglie e scopre che la donna ha una relazione extramatrimoniale con… "una patata verde". E’ Doop, l’esserino dalle molte risorse che forse è comparso nella serie regolare durante le vicende di Lorna "Polaris" alla ricerca dei suoi poteri perduti. L’investigatore si innamora della persona che sta pedinando. "Mi sono innamorato di te la prima volta che ti ho visto: dammi la possibilità di renderci felici entrambi", dice l’investigatore, dopo aver salvato la coppia clandestina dall’ira del marito geloso. E, nell’ultima striscia, si allontana sulla sua spider in tenero atteggiamento con Doop. Geniale.
Che non ci sia dell’autobiografico da parte di Milligan, esageratamente attaccato alla sua delirante creazione? Comunque devo ammettere che Doop ha il suo fascino… e complimenti alla redazione italiana per aver deciso di tradurre e pubblicare questa storia.
Aggiornamento: per tutti gli incauti che non sappiano com’è fatto Doop e non dovessero quindi capire perché sto ridendo, ecco un vecchio disegno da Wikipedia.
Segnalo infine ciò che è riportato in chiusura dell’album: è morto Dave Cockrum, a lungo disegnatore ufficiale di Chris Claremont durante la sua gestione e autore della grafica di molti amatissimi personaggi tra cui Colosso, Nightcrawler e la mia preferita, Tempesta.
per me exiles è la sola cosa buona di questa testata, resto fedele a gli incredibili x-men, su cui compare psylocke.
Exiles mi piace molto, ma negli anni su “X-men deluxe” hanno imbastito qualcosa di veramente buono con Excalibur e storie come L’ultimo canto di Fenice. E poi X-treme X-men di Claremont, nonostante quello che dicono molti, a me era piaciuta davvero molto. Avrei visto bene su questa testata anche Son of M che ora è su “Wolverine” e non capisco perché vi spostino anche Excalibur… misteri. Degli “incredibili” io davvero non riesco a sopportare New X-men. Illeggibile.
effettivamente non tutte le storie delle testate sono all’altezza di essere lette.