Notizie dalla biennale
Dal Manifesto del 24 gennaio. Un mosaico di padiglioni alla Biennale –Arianna Di Genova Fra poco più di un mese si conoscerà l’identità, il tema portante della Biennale di arti visive numero 52, timonata dall’americano Robert Storr (la conferenza stampa è annunciata per i primi di marzo). La kermesse aprirà i battenti a Venezia dal […]
Dal Manifesto del 24 gennaio.
Un mosaico di padiglioni alla Biennale –Arianna Di Genova
Fra poco più di un mese si conoscerà l’identità, il tema portante della Biennale di arti visive numero 52, timonata dall’americano Robert Storr (la conferenza stampa è annunciata per i primi di marzo). La kermesse aprirà i battenti a Venezia dal 10 giugno – in un tris di eventi che la vedranno «stretta» fra la fiera di Basilea e Documenta Kassel – ma proprio in questi giorni, si sta componendo il mosaico delle partecipazioni nazionali ai Giardini. Francia, Inghilterra e America avevano già dato le loro «star»: nell’ordine, Sophie Calle, Tracey Emin e Felix Gonzales Torres. Quest’ultimo, nato a Cuba ma cresciuto a Puerto Rico, si era stabilito nel 1979 a New York e il suo paese d’adozione gli rende omaggio a circa 10 anni dalla sua morte, mettendo in scena le sue installazioni dal valore fortemente autobiografico. Fra le partecipazioni più agguerrite, c’è senz’altro il «resistente» Aernout Mik (classe 1962), per l’Olanda. L’artista dissemina per i musei del mondo le sue azioni di sabotaggio e disturbo, lasciando che i «performer» distruggano supermercati, sedute politiche, ambienti inquinati. Nel padiglione olandese l’interferenza sociale di Mik proseguirà con letture di testi raccolti dalla filosofa Rosi Braidotti. Il Giappone ha puntato su un nome «classico», il sessantacinquenne Masao Okabe, mentre il Canada lascia affacciare in Laguna un giovane, David Altmejd (nato nel 1974), autore di assemblage e sculture organiche cui affida la sua idea «della complessità delle cose», come afferma lui stesso. Il Portogallo ha puntato invece su Angela Ferreira, artista che oggi vive a Cardiff e che dipinge il suo «wonderland» sgargiante, raccontando fiabe metropolitane. Anche la Germania ha selezionato un’artista, precisamente una scultrice, Isa Genzken. Tre sono le presenze per l’Australia, Susan Norrie, Daniel von Sturmer and Callum Morton, mentre l’Irlanda si divide in due, con Willie Doherty (Irlanda del Nord) e Gerard Byrne (Eire). Steingrímur Eyfjörð, con le sue silhouettes uscite dai boschi innevati, è il candidato per l’Islanda e per la Croazia arriva David Maljkovic, con installazioni ambientali spiazzanti. L’Argentina ha proposto Guillermo Kuitca, che utilizza la geografia e le cartine per raccontare la solitudine umana e il Messico si è affidato a Rafael Lozano-Hemmer, impegnato sempre a indagare gli interstizi urbani e le relazioni fra individui. E l’Italia che ha riconquistato un padiglione con Ida Gianelli? Molto accreditato sembra essere Francesco Vezzoli. Ma la vera novità della Biennale è uno spazio all’Arsenale che cercherà di rappresentare le mille Afriche contemporanee attraverso la voce dei suoi artisti. Non un padiglione nazionale, ma una mostra con una tematica particolare. Per allestire questa esposizione era stato lanciato, nei mesi scorsi, un bando. Il 5 febbraio verrà reso noto il nome del vincitore (o della vincitrice) per la «curatela» della collettiva.