Devil e i cavalieri Marvel #7
Il diavolo nei dettagli (The Devil and the Details, da Daredevil #8 del marzo 2012). Nessuno è perfetto, come insegna A qualcuno piace caldo, e non poteva fare eccezione quello che, a causa della composizione balorda di X-men deluxe, si è ormai avviato a diventare il mio fumetto preferito. Un team-up con l’uomo in calzamaglia […]
Il diavolo nei dettagli (The Devil and the Details, da Daredevil #8 del marzo 2012).
Nessuno è perfetto, come insegna A qualcuno piace caldo, e non poteva fare eccezione quello che, a causa della composizione balorda di X-men deluxe, si è ormai avviato a diventare il mio fumetto preferito. Un team-up con l’uomo in calzamaglia e no, non bastava, un team-up che vorrebbe io comprassi anche la sua testata, per leggere la prima parte. Quando gli asini voleranno. Mi perdonerete quindi se il giudizio su questa storia, che vede Matt Murdock andarsi a inguaiare con la Gatta Nera, sarà per forza di cose un giudizio parziale e viziato dal non aver letto che il riassunto del primo capitolo. E ciononostante, anche se fa impressione sentirmelo dire, questa storia non mi è dispiaciuta. Mark Waid è spiritoso e brillante e continua a tessere le sue trame sempre allacciate tra loro, mai banali e mai fine a se stesse, e Kano lo accompagna con dei buoni disegni che ben rendono, anche se a volte esagerano, una storia fatta di corpi che flettono i muscoli e sono nel vuoto. Menzione d’onore per la variant cover, scelta come copertina dell’albo italiano, ad opera dello straordinario Lee Bermejo, meglio noto per il suo lavoro su Joker e per la miniserie dedicata a Rorschach all’interno del progetto Before Watchmen, di prossima uscita: lo affiancheranno artisti e autori come Darwyn Cooke (Before Watchmen: Minutemen), Amanda Conner (Silk Spectre, insieme allo stesso Darwyn Cooke), Brian Azzarello (autore di Comedian, con J.G. Jones ai disegni, e dei già citati quattro numeri su Rorschach), Len Wein (a narrarci di Ozymandias con Jae Lee ai disegni) e lo Stracchino (con Andy e Joe Kubert ai disegni dei quattro numeri dedicati a Nite Owl, con Adam Hughes per la serie dedicata al Dr. Manhattan e infine alle redini dei due numeri dedicati a Moloch, con Eduardo Risso alla parte grafica).
Il filo conduttore (The String, da The Punisher #7 del marzo 2012).
Non so bene chi sia stato a coniare il termine “decompressione” per definire un fumetto che sembra voler dilatare la sua trama attraverso le pagine fino a spalmarvi il cervello contro le pareti della scatola cranica e lasciarvi lì a dondolare avanti e indietro con un cucchiaio in mano domandandovi chi gioca in prima base. Ma, per parafrasare Shakespeare, decompressione il tuo nome è Rucka. Dopo che nello scorso numero sembrava finalmente voler arrivare a qualcosa, ecco un altro numero fatto di niente, con i due detective in gita sociale sul luogo dell’ultimo crimine, un’inutile aneddoto introspettivo di Ozzy e una rivelazione talmente debole e talmente buttata lì che non me la sento nemmeno di considerarla un avvenimento. Il punitore ha un socio. Rabbrividiamo.
Disegni, anche in questo numero, di Matthew Clark.
Tenebre ai confini della città #2 (Darkness on the Edge of Town, da Ghost Rider #5 del novembre 2011 e non del gennaio 2012 come scritto nell’albo).
Il terribile fardello del Rider (The terrible Burden of the Rider, da Ghost Rider #6 del gennaio 2012).
Doppia dose di Ghost Rider. Addirittura. Per espiare i peccati. I nostri e quelli di tutti i nostri antenati e discendenti fino alla settima generazione, probabilmente. Io speravo davvero che questa farsa del Ghost Rider con le tette fosse destinata ad esaurirsi molto prima, con Mephisto che si inventa qualcosa di mefistofelico e il Rider schiaffato di nuovo nel cranio di Johnny, ma evidentemente mi sbagliavo. Mi sbagliavo di grosso. Uno story-arc inutile, completamente, in cui non trovo nulla ma veramente nulla di buono. Rob Williams ha cannato completamente, ma di brutto. Il britannico Lee Garbett fa un lavoro da disegnatore medioce, per una storia meno che mediocre. Dalibor Talajic, alla grafica della seconda parte, fa un lavoro d’atmosfera leggermente migliore, ma non basta. La copertina che Arturo Lozzi firma per il numero 5 invece non era male, ma a quanto pare non l’ha salvato nemmeno il campanilismo Panini. La pubblico qui sotto, per gli affezionati dalle pagine di Dampyr e per chi non conoscesse questo nostro bravo disegnatore.