Avengers, assemble

C’era il pubblico delle grandi occasioni, nonostante fosse in 2d e, per essere il film che è, nonostante si possa dire che è uscito già da un po’. Il tipo di pubblico direttamente discendente dalle scimmie urlatrici, senza adapide di mezzo, quello che ad un certo punto speri possa morire soffrendo (o anche non soffrendo, […]

C’era il pubblico delle grandi occasioni, nonostante fosse in 2d e, per essere il film che è, nonostante si possa dire che è uscito già da un po’. Il tipo di pubblico direttamente discendente dalle scimmie urlatrici, senza adapide di mezzo, quello che ad un certo punto speri possa morire soffrendo (o anche non soffrendo, se servisse a farglielo fare in silenzio). Tutti stipati, per di più, in una di quelle salette nel sottoscala che ormai i multisala riservano all’eterogeneo pubblico di emicraniosi, insofferenti, tirchi e occhialuti che ancora resistono al 3d, e devo confessare che ultimamente sto cercando di andare di più al cinema anche per rinfoltire nel mio piccolo quella benemerita schiera. Ma di questo magari parleremo un’altra volta.

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Se non si leggono fumetti, e quel tipo di fumetti, Avengers è un buon film. Forse addirittura un bel film. Ha un ottimo ritmo, una sceneggiatura brillante e delle buone scene d’azione, appena appena sbrodolate sui margini.
Se si leggono fumetti, e quel tipo di fumetti, la faccenda è diversa. Perché ecco che Avengers diventa un ottimo film, di più, diventa un film della madonna, forse il miglior film di supereroi dai tempi di Iron Man, e voi sapete bene quanto e in che modo mi piacque Iron Man. Cosa lo rende un film così buono? Beh, innanzitutto è un vero film corale, ben costruito e sapientemente dosato, che non solo riesce a dare ad ogni personaggio il giusto spazio, ma che riesce addirittura a pesare tra loro diverse sfaccettature dello stesso personaggio dando la giusta rilevanza ad ognuno, un esercizio particolarmente riuscito – udite, udite – per quanto riguarda Mark Ruffalo/Hulk. E non pensavo che mi sarei mai trovata a pronunciare queste parole, ma lo Hulk di qiesto film è un Hulk eccellente, un Hulk che per la prima volta ha spessore, profondità sentimento. In che modo? Beh, eliminando Hulk naturalmente. Il mostrone verde è assente per la maggior parte del film, eppure celato al di sotto del corpo massiccio eppure castigato di Ruffalo, dietro alle sue movenze timide e nervose, al suo parlare pacato, al suo costante strofinarsi le mani fra loro. Ben lontano dal palestrato Eric Bana o dallo scienziato pazzo Edward Norton, questo terzo Hulk cinematografico non in continuity con i precedenti viene magistralmente portato in scena attraverso Bruce Banner, appellandosi alla sua conoscienza dei raggi gamma, evitando così di scivolare in banalità, e ha tutto il tempo di gettare semi poi sfortunatamente fatti germinare poco, come il modo in cui Tony Stark arriva a fare breccia. Altro personaggio magistralmente narrato, e su cui onestamente avevo dei dubbi, è il Clint Barton di Jeremy Renner. Perché come si può dare spazio ad un – bellissimo – personaggio come Occhio di Falco in un film che conta tanti pesi massimi? Joss Whedon risolve il problema in modo magistrale [WARNING: HEAVY SPOILERS AHEAD] scegliendo di introdurlo come antagonista, di dargli il giusto spazio al servizio di Loki e di poter quindi ampiamente dimostrare quanto sia figo, prima di farlo rientrare nei ranghi. Certo, si smette di essere posseduti da Loki un po’ come si smette di essere cultisti in Munchkin Cthulhu, con un forte colpo in testa che cura ogni pazzia, e se il buon Clint prende effettivamente una craniata epocale, la capocciata presa dallo scienziato sembra effettivamente una robetta trascurabile. In fondo però sono piccole scivolate narrative che si perdonano facilmente, con un sistema di possessione che sembra costruito appositamente per fare quello scambio di battute tra Loki e Tony Stark, entrambi in perfetto stato di grazia per tutta la durata del film. Meno apprezzabili, ma si sapeva, Topo Gigio nel ruolo della Vedova (che se lei è Natasha Romanov io sono il Divoratore di Mondi) e Ken nel ruolo di Capitan America, carismatico come un comodino. Purtroppo, se Capitan America è narrativamente ben gestito con il suo spirito puro e patriottico d’anteguerra e la sua ascesa a ruolo di leader del gruppo, lo stesso non si può dire per la Vedova, la cui profondità psicologica risiede più o meno nelle sue mutande: va bene che il rapporto con Clint sia allusivo e appena appena accennato, ma questo desiderio di redenzione (non è ben chiaro se morale o burocratico) tanto ripetuto, con due dialoghi successivi praticamente identici, è mal sviluppato e sembra comunque fuori luogo. Cosa sono tutti questi sentimenti? La Vedova Nera non ha sentimenti. Pollice verso fino a slogarselo.
Pollice verso anche, mi dispiace, su una Pepper divenuta sdolcinatissima e purtroppo lontana dall’efficientissima, radiosa e ironica Gwyneth Paltrow del primo Iron Man, e sul doppiatore italiano di Samuel L. Jackson, che fa scivolare quell’immensa presenza scenica verso un Nick Fury dai dialoghi francamente sbiaditi. Ottima invece Cobie Smulders nel ruolo di Maria Hill, anche se i fan di How I met your Mother ci avevano talmente stracciato gli elivelivoli da farmi arrivare prevenuta. Sempre brillante anche Clark Gregg, il cui agente Coulson riceve finalmente un ruolo di primo piano. Nell’unico modo che ha un comprimario per ricevere un ruolo di primo piano.
Quindi sarebbe il cast la parte migliore di questo film? I personaggi? No, veramente no, anche se l’equilibrio delicato mantenuto tra le varie fortissime personalità in gioco è una danza nella quale è divertente vedere Whedon esibirsi. Per quanto mi riguarda, la parte più solida del film è la sceneggiatura. I dialoghi. Le situazioni. Situazioni che, a dirla tutta, pendono un po’ di più dalla parte dell’universo Ultimates, con una grande dose di umorismo ed ironia soprattutto nei confronti dei personaggi più altisonanti (gli dei). A tratti retorica, spesso scontata, ma per questo enormemente soddisfacente, la sceneggiatura concede numerose battute da maglietta, numerosi dialoghi e situazioni che ci aveva fatto prevedere o desiderare nell’arco del film, e lascia all’uscita in uno stato di eccitazione infantile, di piena soddisfazione. Che è quanto si può desiderare da un film di supereroi.

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9 Comments

  1. Leggo: “per chi non legge fumetti…” e penso, oddio non le è piaciuto… ma come, come?!
    Leggere subito dopo il tuo entusiasmo verso il film è stato catartico: torno a leggerti dopo mesi (anni?) e ritrovo i nostri gusti allineati! Sono cresciuto io o ti sei addolcita tu? Eheh!

  2. Abbastanza bene, un po’ meno giovane, un po’ più laureato! Mi mancate parecchio tutti, a volte ripenso agli incontri, ai pranzi, ad Hobbiton… eh sì, sono sparito, complice il furto del cellular, ma mi piacerebbe rivedervi…ci avevo provato tempo fa on un incontro bolgerico, se ricordi, ma è sfumato!

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