Martin Mystere #320 – anni 30
Come dicevo ieri, questo numero speciale con cui Martin Mystere tenta di festeggiare i suoi trent’anni proprio non ce la può fare. Per tutta una serie di motivi. Alfredo Castelli (che creò il personaggio trent’anni or sono) e Giancarlo Alessandrini (già al suo fianco, all’epoca, per la parte grafica) tentano di mettere in piedi una […]
Come dicevo ieri, questo numero speciale con cui Martin Mystere tenta di festeggiare i suoi trent’anni proprio non ce la può fare. Per tutta una serie di motivi. Alfredo Castelli (che creò il personaggio trent’anni or sono) e Giancarlo Alessandrini (già al suo fianco, all’epoca, per la parte grafica) tentano di mettere in piedi una funambolica sarabanda di citazioni e situazioni pseudo-umoristiche ambientate negli anni ’30, ma quest’umorismo ha trent’anni, e ahimé li dimostra tutti. Non starò ad elencare tutti gli spunti presenti nel fumetto perché, nel più perfetto stile Bonelli, lo spiegone in appendice a cura dello stesso Castelli ce li enarra quasi tutti, da King Kong a Dick Tracy, dal Tempo Perduto (e derivati) ad …a qualcuno piace caldo, da cui gli autori hanno attinto con avide manone. Per chi non possedesse l’albo, rimando a questa recensione, che vi si sofferma approfonditamente. Il problema risiede non tanto nel numero e nella qualità dei riferimenti, quanto nel fatto che gli autori si fanno decisamente prendere la mano, e nella furia di omaggiare, strizzare l’occhio e citare ecco che perdono di vista la storia, lasciandoci in balia di una serie di spunti pretestuosi, di situazioni improbabili in cui i villain ed i mostri sarebbero perfetti in una storia di Zio Paperone. E non basta a risollevare il fumetto, nonostante la teoria di Rat-Man, il fatto che ci siano delle tette ogni due pagine. Peccato, perché era sfiziosa l’idea di un What if…? ambientato in pieno New Deal, con riscrittura di ruoli e situazioni per gli stessi personaggi, un nuovo incontro con Java, una nuova Diana, la rinascita di Orloff. Se solo gli autori si fossero concentrati di più sulla loro storia, ne sarebbe uscito probabilmente un numero delizioso, specie in virtù della conoscenza che dimostrano nei confronti del materiale con cui stanno lavorando. Un doppio peccato.