Anniversari della letteratura per ragazzi
All’elenco del primo articolo, dal Manifesto di oggi come gli altri due, aggiungo un altro anniversario: il settantesimo della pubblicazione dello Hobbit di J.R.R. Tolkien. Dell’articolo mi sconcerta abbastanza la notizia del sequel di Peter Pan, ma sicuramente si preannuncia un anno interessante (all’interno del quale non escludo di inserirmi con un progetto: chi lo […]
All’elenco del primo articolo, dal Manifesto di oggi come gli altri due, aggiungo un altro anniversario: il settantesimo della pubblicazione dello Hobbit di J.R.R. Tolkien. Dell’articolo mi sconcerta abbastanza la notizia del sequel di Peter Pan, ma sicuramente si preannuncia un anno interessante (all’interno del quale non escludo di inserirmi con un progetto: chi lo sa?). Da segnalare soprattutto l’ultimo degli articoli, che forse farà inorridire alcune persone di mia conoscenza (convinte di un’idea tutta loro di bambino) ma che a mio parere apre uno spiraglio in un panorama attualmente deprimente. Buona lettura.
Antidoti illustrati alla banalità –Francesca Lazzarato
Per la letteratura infantile il 2007 si annuncia come un anno di anniversari: dal centenario dell’uscita di Gian Burrasca (la cui prima puntata apparve nel 1907 sul giornalino della Domenica) a quello della prima edizione dei Ragazzi della via Paal, fino al centesimo anniversario della nascita di Astrid Lindgren, autrice di Pippi Calzelunghe, e ai settant’anni che ci separano dalla morte di J.M. Barrie, creatore di Peter Pan. Si prevedono ovviamente celebrazioni di ogni tipo (mostre, spettacoli, edizioni speciali) che in qualche caso sono già cominciate, come si può dedurre da alcuni titoli in uscita per Natale: per esempio Vieni a conoscere Pippi Calzelunghe (pp. 28, euro 13), perfetta riproduzione dell’edizione originale uscita in Svezia nel 1945 con le illustrazioni di Ingrid Nyman, riproposta dalla Nuova Frontiera. Rifiutato a suo tempo dagli editori perché la protagonista era «una disgustosa monellaccia», il libro ha perso solo in parte la carica eversiva di un tempo, e per i bambini di oggi rappresenterà comunque una bella sorpresa. Altra sorpresa, ma tutt’altro che piacevole, è Peter Pan e la sfida al Pirata Rosso (Mondadori, pp. 275, euro 12,50), sequel prefabbricato dell’inquietante capolavoro di Barrie, la cui stesura è stata affidata a una discreta autrice irlandese, Geraldine McCaughrean, coinvolta in una impresa impossibile: un libro dal quale è senz’altro meglio non lasciarsi tentare, nonostante l’aura da best seller annunciato che lo accompagna. Molte altre, per fortuna, sono le tentazioni a cui è bene cedere al momento di comperare un libro per un bambino, e la prima è senz’altro quella di scegliere i più belli, i più misteriosi, i più insoliti, perché un buon libro deve innanzitutto offrire la possibilità di una lettura (sia del testo che delle immagini) dalla quale non si esca indenni, cioè esattamente uguali a prima. Va da sé, naturalmente, che non si può censurare il desiderio di chi chiede con passione amabili schifezze trasudanti il più roseo kitsch bambinesco, oppure esige uno dei terrificanti mattoni fantasy che «hanno letto tutti». Ogni bambino ha diritto a scegliere le proprie letture, per pessime che possano apparirci, ma perché non concedergli anche la possibilità di essere spiazzato e forse ammaliato dalle nostre proposte, quelle di adulti che decidono di soprassedere all’acquisto di libri commerciali, banali, stereotipati e rozzi per assumersi la responsabilità di sottoporre al loro giudizio (e anche al loro rifiuto o alla loro indifferenza) altre possibilità di avventura e di confronto, o un differente sguardo sulle cose? È in base a questa logica che, mentre con una mano acquista il libraccio agognato dalla sua creatura, il genitore accorto allungherà l’altra per cercare una proposta-antidoto: per esempio, il meraviglioso 365 pinguini (Il Castoro, euro 18) di Jean Luc Fromental e Joelle Olivet, albo gigante a quattro colori in cui una famiglia qualsiasi si vede recapitare per posta un pinguino al giorno, con tutte le catastrofi che ne conseguono. Incantevole sotto ogni aspetto, è un libro pieno di trovate, insegna senza parere un po’ di matematica e si può leggere, guardare e riguardare scoprendo ogni volta qualcosa di nuovo. Nessun bambino potrà resistere, è garantito. Altro libro unico è La riparazione del nonno di Stefano Benni (Orecchio Acerbo, euro 13,50), ottenuto mettendo insieme uno dei migliori racconti di Bar Sport Duemila (Feltrinelli), una grafica perfetta e le immagini di Spider, illustratore che qui ha superato se stesso, dando un colore e un sapore davvero speciali a una storia esilarante e adattissima ai lettori molto giovani. Quella di scegliere un testo che non sia stato intenzionalmente scritto per bambini o per ragazzi ma che anche a loro sia possibile apprezzare, affiancandogli una interpretazione visiva sorprendente e nuova, capace di suggerire altre possibili letture, è una idea eccellente ampiamente coltivata da Orecchio Acerbo, come testimonia Capitan Omicidio di Charles Dickens (euro 13,50), corredato dalle superbe immagini di Fabian Negrin. La breve storia di un ghiotto e cannibalesco Barbablù, raccontata con sinistro umorismo dallo scrittore inglese, diventa singolarmente poetica (e molto meno cruenta) grazie alla scelta dell’illustratore di trasformare Capitan Omicidio in un uccello dalle piume rosse, e le sue povere mogli-pietanza in altrettante farfalle. Per bambini che amano il brivido delle fiabe tipo «orchi e lupi» e, forse, per adulti allergici alla vita di coppia. Una creatura dai connotati mostruosi e tuttavia elegantissimi appare anche nel Demone della foresta (Babalibri, pp. 40, euro 15) di Chen Jiang Hong, pittore e illustratore di grande talento che da vent’anni vive a Parigi. La storia del trovatello Ran che con la sua forza eccezionale mette in fuga perfino gli orsi, e che nella foresta incontra un demone potente e gentile, è una parabola sull’amicizia ma anche una collezione di splendide immagini che si rifanno alla pittura tradizionale dell’antica Cina. E cinese è il grande animale mitico e serpentiforme raccontato in Sotto l’occhio del drago (pp. 48, euro 12) pubblicato dall’Ippocampo, casa editrice che, oltre a produrre beaux livres per adulti, ha una sua linea di albi per l’infanzia davvero fuori del comune, capaci di riassumere in tavole smaglianti la civiltà di un paese o di un continente. Qui la fusione tra illustrazioni a china e opere d’arte del Celeste impero mette alla portata dei bambini l’arte e la civiltà cinesi. Raffinato, semplice, divertente e leggibile è Due scimmie in cucina (euro 13) un albo illustrato di Topittori, casa editrice milanese che sta facendo un eccellente lavoro nel campo dei libri per la prima infanza. Testo di Giovanna Zoboli, immagini di Guido Scarabottolo, il libro trasforma in una giungla la cucina di una casa qualunque in cui due bambini vivono avventure e metamorfosi. Se poi qualcuno vuole delle storie da leggere per o ai piccoli, scegliamo senza esitazioni quelle «buie» e surreali di una grande poetessa scozzese, Carol Ann Duffy, che con L’infanzia rubata e altre storie oscure (Fabbri, pp. 56, euro 6,50) propone vicende bizzarre e la storia rocambolesca di un furto a fin di bene. Ma sono belle anche le fiabe brevi, chiare e luminose di un’altra poetessa italiana, Vivian Lamarque, che con la stessa ironia e le stesse parole trasparenti che usa nei suoi versi per i «grandi» racconta minuscole Storie di animali per bambini senza animali destinate a lettori e non lettori di cinque-sei anni (EL, pp. 103, euro 14). Per bambini sui nove anni, specie se innamorati, va bene La ragazza nel cuore di un ragazzo (testo di Pierre Hornain e immagini di Florence Faval, euro 12), un piccolo libro quasi fatto a mano che mantiene il formato a fisarmonica tipico delle Éditions du Dromadaire, fondate da due artisti francesi che hanno a Venezia il loro atelier-laboratorio. In sei racconti brevi ci scorrono davanti un ragazzo col cuore piccolissimo, una bottiglia di rum con un gatto dentro, piedi che parlano, ragazze volanti e una mosca domatrice di bambini. Bellissimo, originale, ma non sempre reperibile in libreria: e per acquistarlo, allora, è meglio mandare una mail a florencefaval@libero.it. Ne vale davvero la pena.
A lezione di saggezza da vecchi maestri felini
Quella dei «gatti di Natale» è, editorialmente parlando, una tradizione ormai consolidata, di cui usufruiscono con grande soddisfazione numerosissimi e convinti «gattolici» (come diceva la non dimenticata Camilla Cederna). Per i più giovani tra loro quest’anno ci sono tre libri speciali, adatti anche a genitori e zie che potranno eventualmente prenderli in prestito. Si comincia con Billi, gatto del Kerala – Il gatto che venne dal freddo, di Jeffrey Moussaieff Masson, pp. 128, euro 12 – che vive libero e indipendente nella foresta e impara il sanscrito dall’alto di un albero di mango, sotto il quale un vecchio saggio tiene le sue lezioni. Ma quando la stagione dei monsoni lo costringe a dirigersi verso il villaggio illuminato dal Diwali, la festa delle luci, Billi si rende conto che esiste un altro modo di vivere e intraprende un lungo viaggio in cerca di qualcuno che lo illumini sulla speciale relazione che a volte lega uomini e animali. Una relazione non sempre felice, certo, ma anche una sfida, una speranza, una domanda sempre aperta alla quale Billi, alla fine, decide di rispondere a modo suo, come il kiplinghiano «gatto che se ne va solo». La piccola casa editrice Beisler presenta invece Il gatto Venerdì (pp. 49, euro 8) di Jutta Richter, una notissima autrice per l’infanzia che racconta la storia di un gattaccio di strada, un bullo malconcio e puzzolente senza peli sulla lingua e soprattutto senza illusioni. Basta sentirlo parlare e si capisce subito perché Cristina, oppressa da una amorosa e linda famiglia il cui motto sembra essere «ogni cosa al suo posto», si sia scelta Venerdì come amico del cuore: di troppo ordine si può morire, per troppa lindura ci si può spegnere e, invece di crescere, limitarsi semplicemente a diventare grandi. Venerdì, gatto «per male», insegnerà a Cristina a guardare dietro il sipario delle convenienze, e pazienza se non mancheranno rimproveri e sgridate. Un libro per bambini di nove, dieci anni che desiderano guardare la vita attraverso un paio di saggi occhi felini. La terza storia è una vera e propria curiosità letteraria: La crociata dei gatti di Wilhelm Speyer (Medusa edizioni, pp.173, euro 16,50) , scrittore e drammaturgo tedesco amico di Walter Benjamin, un tempo largamente tradotto in Italia (qualcuno ricorderà forse Romanzo di una notte, uscito nel 1933 nella collana I libri del mistero della Bemporad). Costretto a lasciare la Germania nel 1933 per via delle sue origini ebraiche, e rifugiatosi prima in Francia e poi negli Stati Uniti, Speyer scrisse questo racconto per bambini (e in realtà per tutti) nel 1928, narrando di come un gruppo di ragazzi riesca a sventare «la pulizia etnica» organizzata da un ricco pellicciaio ai danni dei gatti della città. Una storia semplice, che Erich Kastner tenne forse presente nello scrivere il ben più noto Emilio e i detectives (1929), ma anche una sorta di inquietante parabola su ciò che stava per accadere in Germania e in tutta Europa. Già tradotto nel ’29 da Lavinia Mazzucchetti per i Fratelli Treves e poi inabissatosi per più di settant’anni, il libro ricompare adesso con intatta freschezza e con lo stesso potere ammonitorio. Per gattolici avveduti e democratici, contro ogni possibile e immaginabile crociata.
Bambole e lustrini per ragazzi che non temono di essere se stessi
Qualcuno ha presente il quindicenne Nathan, uno dei protagonisti della serie inglese Queer as folk di Channel 4 (ma trasmessa anche in Italia da Gay Tv), che a scuola subisce persecuzioni di vario genere perché «frocio», ma si difende attaccando con esemplare baldanza e rivendica con naturalezza il proprio diritto a essere com’è? Certo, nella realtà non è detto che tutti siano capaci di comportarsi come lui di fronte agli episodi di violenza e di bullismo dei quali sono spesso vittime i gay teens. E anche per questo è importante che il tema dell’adolescenza omosessuale o lesbica sia in qualche modo presente nella produzione culturale, non solo per contribuire a una necessaria educazione al rispetto, ma per presentare e sostenere modelli che divergano da quelli ipocritamente omofobi della Chiesa, o dalla finta tolleranza nascosta dietro la figurina del buon gay (quasi uno zio Tom) ormai d’obbligo nei caserecci serial TV degli ultimi anni. In proposito, sono da segnalare due libri destinati soprattutto ai giovanissimi che rompono un lungo silenzio: è da un pezzo, infatti, che l’editoria italiana per ragazzi evita l’argomento, dopo la modesta attenzione che gli aveva dedicato una quindicina di anni fa. A colmare la lacuna ci ha pensato la piccola casa editrice Playground (concentrata su tematiche gay, ma che si rivolge con ostinazione a un pubblico indifferenziato), con due collane come «High School» e «Mio nonno Renzo», per lettori tanto adulti che adolescenti. Il primo titolo è Joe e basta (Playground, pp. 155, euro 10), un breve romanzo su un anno della vita di Joe Bunch, tredicenne americano consapevole da sempre del proprio orientamento sessuale, che a scuola e in amore ha i suoi guai e li racconta in un delizioso, allegrissimo, ironico diario. L’autore, James Howe, è un famoso e non più giovane scrittore americano per l’infanzia che, dopo un outing compiuto in anni relativamente recenti, misura con evidente gioia la capacità del suo personaggio di far fronte a compagni maneschi, insegnanti indifferenti. adulti pieni di pregiudizi e innamorati pronti a rinnegarlo. Spalleggiato da una famiglia affettuosa e solidale (ma anche un po’perplessa) nonché da un’amica con genitori tenacemente alternativi, che non ha mai posseduto una Barbie (ma lui le presta le sue) e che non si è mai tirata indietro quando si tratta di difenderlo da chi lo chiama «frocetto», Joe non ha la vita facile ma non demorde. Come il Nathan di Queer as folk, vuole essere compiutamente e tranquillamente se stesso, rifiutando di farsi maltrattare perché «nessuno può farti sentire inferiore senza il tuo consenso» – nemmeno chi, come i genitori del bullo Kevin Hennessy, considera l’esistenza di un ragazzino gay «un’offesa alla propria fede». Sempre da Playground esce Tu Cher dalle stelle (pp. 34, euro 5) in cui Matteo B. Bianchi racconta la piccola storia di Luca Riboldi, bambino di otto anni sempre deluso da un Babbo Natale alquanto sessista, che gli porta la maschera di Spiderman al posto dei bracciali delle Winx. Meglio, allora, rivolgersi a qualcuno più giovane e competente: l’idolatrata Cher, bellissima «fata» capace di ogni miracolo. Perché Luca vuole i pattini bianchi con i brillantini, anche se secondo suo padre sono roba da femmine… Da regalare assolutamente ad ex bambini che non hanno mai potuto avere una «Barbie Capelli Magici», e a quelli veri che aspirano ad averne una.
Splinder dà i numeri: è comparso del nero nel primo post, dove prima non c’era. Cos’è, un complotto interista? Che fanno, infieriscono pure?