Lo strepitoso Gaiman e la sua maschera di specchio
Come ho scritto tempo fa, ho comprato il dvd di questo film di Dave McKean e tratto da una sceneggiatura del grande Neil Gaiman, già autore di Sandman e di altre meraviglie. Il film è decisamente splendido, sotto molti punti di vista, ma procediamo con ordine. Regista: Dave McKean Sceneggiatura e storyboard: Neil Gaiman e […]
Come ho scritto tempo fa, ho comprato il dvd di questo film di Dave McKean e tratto da una sceneggiatura del grande Neil Gaiman, già autore di Sandman e di altre meraviglie. Il film è decisamente splendido, sotto molti punti di vista, ma procediamo con ordine.
Regista: Dave McKean
Sceneggiatura e storyboard: Neil Gaiman e Dave McKean
Cast: Jason Barry (Valentine), già Julian Lamont in The Still Life; Rob Brydon (Morris Campbell/primo ministro), attore principalmente televisivo; Stephanie Leonidas (Helena/Anti-Helena); Gina McKee (Joanne/regina delle ombre/regina della luce)
Colonna sonora: Iain Ballamy
Sostanzialmente il film si compone di tre parti narrativamente e visivamente ben scandite: prologo, viaggio e ritorno.
Helena è la figlia di Morris, proprietario e capocomico di un circo, e di Joanne, che vi lavora come artista: la scena si apre sull’insoddisfazione di Helena per la propria vita, sul suo desiderio di entrare nella "vita vera" lasciandosi alle spalle quel mondo fatto di illusioni, di sciocchi sogni e di assurdità. Dopo una furiosa lite con la madre, la ragazza si veste ed entra in scena con il padre, ma durante lo spettacolo, dietro le quinte, Joanne si sente male, e viene portata in ospedale. La diagnosi, che si svela ad Helena lentamente, è quella di un tumore al cervello, che va immediatamente operato e lascia incerte possibilità di sopravvivenza.n Interamente filmata, questa parte si snoda tra l’ambiente dorato e multicolore del teatro ed una città grigia, dai colori spenti ma non esasperati, in cui spiccano il bianco ed il nero dei disegni di Helena, del suo abbigliamento e dell’ospedale.
Tornata a casa, Helena si addormenta e si ritrova all’interno di un mondo onirico, fatto di personaggi che indossano maschere facenti parte del loro viso e composti a ricordare alcuni degli effetti e dei materiali usati da Tim Burton nel suo Nightmare Before Christmas (esclusa la plastilina, naturalmente). Carta, carne, pietra, paglia si fondono in uno spazio distorto e fluttuante, come nei sogni: Helena, l’unica senza maschera, incontra Valentine, un giocoliere, e con lui si trova a fuggire da un misterioso male d’ombra che avanza, uccidendo tutti gli abitanti di quel mondo onirico.
Durante la fuga, vengono catturati dalle guardie e portati a palazzo, dove il primo ministro sta cercando la principessa, fuggita di casa, per recuperare un talismano, la maschera di specchio, l’unica cosa che può salvare la regina della luce dal suo sonno di morte. E se il primo ministro ha, sotto una maschera, lo stesso volto di suo padre, la regina bianca è una splendida biancaneve albina, addormentata in uno scrigno di cristallo, con il volto scoperto di sua madre.
Attraversando diversi stadi e flussi di coscienza, dalla consapevolezza di trovarsi in un sogno Helena inizia a rendersi conto che la regina è sua madre. Si offre quindi una prima chiave di lettura del film: il male, l’ombra che sta divorando il mondo spandendosi come un tumore, è esattamente quello che sembra, specchio del tumore che sta divorando Joanne. Helena si trova quindi in un sogno di sua madre, e non viceversa.
In ogni caso, Helena parte con Valentine alla ricerca della maschera, mentre l’ombra dietro di loro si espande e li insegue: dopo aver visitato una biblioteca, da cui è sempre meglio iniziare una ricerca, ed aver catturato un libro le cui pagine, se aperte a caso, danno sempre risposte corrette, Valentine e Helena raggiungono un luogo custodito, per accedere al quale bisogna risolvere l’indovinello di una sfinge. Naturalmente l’indovinello è "qual è quell’animale che sta a quattro zampe la mattina, a due il pomeriggio e a tre la sera?". E altrettanto naturalmente la risposta è il cane del circo: era a quattro zampe la mattina, il pomeriggio si è esibito nel suo numero e alla sera zoppicava, dopo essersi fatto male.
Inseguiti dall’ombra che si espande, i due riescono a parlare con una figura di pietra, a metà tra una scultura di De Chirico e un disegno di Klee, che dona loro la chiave per raggiungere la maschera, prima di venire divorata dalle ombre. Durante la fuga, Helena scopre che anche la regina delle ombre sta cercando la principessa, scappata di casa, e che la principessa ha il suo volto. Naturalmente la regina delle ombre ha lo stesso volto di sua madre.
Tradita da Valentine per amore della ricompensa offerta, Helena viene quindi catturata e trasformata, dalle ancelle della regina delle ombre, in una versione dark e spenta di se stessa. Motivo che ci porta ad analizzare la seconda chiave di lettura del film, che trova diverse conferme anche più in là nello svolgimento della trama: ombra e luce sono nell’animo di Helena e di sua madre ed entrambe possono essere l’una l’antagonista dell’altra. Helena, che osserva se stessa nel mondo reale attraverso gli specchi del mondo onirico (che affacciano sulle finestre da lei disegnate e appese sulla parete di camera sua) è una ragazza ribelle, autodistruttiva, che vuole lasciarsi alle spalle l’infanzia e il sogno, rinunciandovi completamente e distruggendo tutto ciò su cui invece si fonda la passione e la vita dei suoi genitori. Di contro, la madre nella sua veste di regina delle ombre è una donna possessiva, ossessionata dal creare una figlia a propria immagine e somiglianza, succube, dalle orbite vuote e invase di nero, che non risponda e non possa più scappare di casa. Due approcci deleteri e distruttivi al problema del rapporto madre / figlia, entrambi deplorevoli.
Salvata da Valentine, pentitosi del proprio tradimento, Helena scopre che la maschera è un’espressione da lei stessa citata nella lettera con cui è scappata di casa (dal palazzo della regina bianca), un oggetto che affermava di dover trovare per trovare se stessa. E la maschera infatti è proprio nella camera da letto dell’anti-Helena. Braccati dalle ombre, la ragazza e Valentine fuggono dal palazzo e attraversano una foresta, in cui Valentine si ferma a mangiare il frutto del futuro. Sotto l’influenza di quel cibo magico, vede come si svolgeranno le cose: la maschera di specchio serve a fuggire da quel mondo ed a tornare nel mondo reale. Lui ruberà la maschera a Helena e la utilizzerà per salvare se stesso, trovando un lavoro normale ed avvilente. Come cameriere.
I due si salvano dalla regina delle ombre grazie alla torre in cui abita Valentine, che lo viene a salvare, e riescono finalmente a trovare uno specchio, da utilizzare per tornare indietro attraverso le finestre disegnate da Helena, ma scoprono che nel mondo reale una Helena dark e spenta sta distruggendo tutti gli oggetti della propria infanzia mentre la madre è in ospedale, ed ha accartocciato tutti i disegni per gettarli dalla finestra, in una sorta di gesto rituale e sacrificale. Attraverso l’ultima finestra, Helena riesce ad uscire, e distrugge l’anti-Helena di modo che torni dov’è giusto che stia: nelle sue fantasie.
Il padre di Helena la trova quindi addormentata, portandole la notizia che il tumore è stato asportato e che sua madre starà bene. Tornata al circo e ripresa la normale attività, cui ora riesce a dare un valore anche nella "vita vera", Helena farà la conoscenza di un nuovo artista, che ha appena fatto richiesta di entrare a far parte dello spettacolo.
"Vorrei diventare un giocoliere".
"Già: saresti stato un pessimo cameriere".
E dall’espressione finale di Valentine si evince che anch’egli, pur non conoscendo ancora Helena, ha vissuto lo stesso sogno.
Molti sono i punti di forza del film. Innanzitutto l’aspetto visivo.Lo studio dei personaggi, nella loro forma e valenza estetica, affronta più di un punto interessante.
Laddove il padre, sia nel mondo reale che nel mondo onirico, riveste sempre un ruolo non di pieno potere (primo ministro, non re) e sempre un ruolo positivo, come spesso accade nella dinamica delle relazioni madre-figlia è sui due poli femminili che si concentra tutta la tensione. La Helena del mondo onirico è una Helena intelligente, brillante, determinata e senza maschera, che indossa una veste da camera bianca (sorta di novella Wendy sospesa nel pieno del proprio sonno) e porta i suoi consueti capelli neri. L’anti-Helena è cromaticamente il suo opposto: elaborata veste nera e capelli bianchi cotonati, la maschera è il suo viso, in cui il conflitto con la madre non è risolto ma represso: soffocata ogni reazione, la ragazza è completamente spenta, vuota.
Il dualismo cromatico è ancora più accentuato nella madre: completamente e perfettamente bianca è la regina della luce, con addosso anch’ella una veste semplicissima che ricorda il camice operatorio; dark, elaboratissima nell’abbigliamento e nella parte di maschera che porta, è una figura divorata dall’ombra (splendida la scena in cui il suo volto, diventato enorme e unica parte rimasta umana, domina Valentine ed Helena minacciando di divorarli).
Le suggestioni pittoriche, che sanno di metafisica e surrealismo, si fondono a quelle letterarie dove Helena è una sorta di Alice al rovescio, laddove Alice desiderava rifugiarsi in un mondo assurdo ma quando ci si trova continua a comportarsi come se si trovasse nel mondo reale, mentre Helena si trova suo malgrado catapultata in un mondo che è lo specchio del circo ma ci si adatta, comprendendone a pieno le regole surreali. Fortissimi gli echi di Ende, con un mondo in pericolo da salvare dal male che lo sta divorando, e le risonanze classiche di cui sono sempre ricolmi i lavori di Gaiman.
Il principale punto di forza della trama risiede invece nel sottointeso: lasciando parlare le immagini e le figure retoriche, i parallelismi e le chiavi di lettura non sono mai esplicitati, rischiando di scadere nel didascalico, ma rimangono sospesi, seppur evidentissimi, dietro la narrazione della fiaba. L’intento moralistico, seppur esiste, rimane quindi non nello stile di La Fontaine, ma piuttosto in quello della fiaba vera e propria, sottointeso. Chi ha letto Sandman sa di che cosa sto parlando.
Film davvero splendido, che incespica leggermente solo in una scena, in cui appunto la tematica sottointesa del rapporto madre-figlia si fa un po’ troppo esplicita. Ne consiglio assolutamente la visione, soprattutto a chi ha amato l’estetica di fumetti come Mr. Punch e la profondità di opere come Sandman.
Gaiman è uno degli autori che aspettano sulla scrivania: devo sbrigarmi a farlo mio.
ciao
Davvero? Cos’hai da leggere? Io ho appena finito Nessun dove.
devo leggere American gods.
e poi mi piacerebbe conoscere i suoi libri per ragazzi.
American Gods è molto bello, come anche Anansi Boys. Di libri per ragazzi, ammettendo che Nessun dove non faccia parte della categoria, penso di aver letto solo Stardust, e l’ho trovato decisamente godibile.
Ti consiglio anche i fumetti e le cosiddette “graphic novel”: la serie di Sandman, decisamente straordinaria come soggetto (benché secondo me un po’ carente dal punto di vista dei disegni), Mr Punch e il meraviglioso Cacciatore di sogni, vero e proprio racconto illustrato.
wow, sembra davvero splendido!
dovrò procurarmelo assolutamente.
grazie.
Idem, fammi sapere se ti è piaciuto.
Adoro veramente tantissimo Neil Gaiman, scoperto attraverso le bellissime storie di Sandman!
Buona giornata,
B.
Sandman è davvero un capolavoro.
Grazie della visita.
permettimi di dubitare che guardando il film si colgano tutti gli aspetti che magistralmente riporti in questa analisi/recensione/riassunto. ;-*
Puoi prendere questo commento come un’accusa di essere visionaria, o come un complimento alle tue capacità e conoscenze.
A te la scelta ;-)
* t. *
Certo se hai il succo di frutta nella testa è difficile che tu colga i riferimenti! ;-ppppp
…e comunque tu parti prevenuto ;-*