Dylan Dog #307 – La noia della porta accanto
Non sono una grande fan di Dylan Dog, lo ammetto. Di Bonelli, come già credo di aver scritto da qualche parte, seguo saltuariamente solo Brendon (di cui apprezzo l’ambientazione), Dampyr (che mi piace per i suoi spunti storici e folkloristici), Julia (che ultimamente mi appalla a morte ma ogni tanto tira fuori ancora qualcosa di […]
Non sono una grande fan di Dylan Dog, lo ammetto. Di Bonelli, come già credo di aver scritto da qualche parte, seguo saltuariamente solo Brendon (di cui apprezzo l’ambientazione), Dampyr (che mi piace per i suoi spunti storici e folkloristici), Julia (che ultimamente mi appalla a morte ma ogni tanto tira fuori ancora qualcosa di decente) e, in questi ultimi mesi, la serie limitata Shanghai Devil. Ogni tanto mi finisce tra le mani qualche Martin Mystere, ma normalmente lo evito accuratamente, insieme al suo compagno di merende del futuro Nathan Never (con relativi annessi e connessi, spin off, spin in e top spin) e, appunto, Dylan Dog. Un po’ perché non somiglia per nulla a Rupert Everett e la cosa mi indispone a priori. Un po’ perché a prescindere mi annoia a morte. Un po’ semplicemente perché no. Non posso quindi giudicare cosa significhi quando trovo recensioni che parlano di questo L’assassino della porta accanto come di un interessantissimo ritorno alle origini, al Dylan Dog di una volta, alle belle storie di un tempo andato che non sembra voler tornare. Posso solo dire che se questo era lo standard passato delle storie di Dylan Dog, spero proprio rimangano, appunto, nel passato: una sottotrama inutile per il protagonista, un antagonista che rimane antagonista solo nella propria testa di fronte ad un protagonista a dir poco distratto, uno svolgimento pedante e una conclusione che, come diceva Baricco, ama vantarsi di non concedere nulla allo spettatore (o, in questo caso, al lettore). Insipido. Ben disegnato, ma insipido, e con una copertina che promette ma non mantiene, come una copertina di Julia.
Per i vari riferimenti a letteratura e cinema di genere attraverso la figura dello strangolatore seriale, rimando alla recensione del numero su Dylan Dog Diary, in cui Stefano Prioni ci accompagna attraverso una selezione di film di Bava e Crime SUSPENSTORIES (*), realmente citato nell’albo.
(*) ERRATA CORRIGE grazie al gentile feedback proprio da Dylan Dog Diary.
Buonasera.
Segnalo che trattasi di “CRIME SUSPENSTORIES” e non “Crime Superstories”.
Grazie.
“Non sono una grande fan di Dylan Dog”, “Evito accuratamente Dylan Dog”, “Non posso giudicare cosa significhi…”. Scusa, ma allora perché fai recensioni come questa, superficiale e svogliata, di un albo splendido?
@DDdiary: grazie della puntualizzazione: inserisco un’errata corrige
@Lilith: perché mi andava di capire se effettivamente questo è il tipo di albo che piace ai fan di Dylan Dog o se lo trovano anche loro insipido e inconcludente come l’ho trovato io. Grazie del commento: ti segno nella mia personalissima colonna dei “sì”.
@Lilith: Ognuno è libero di esprimere il proprio parere e, anche le recensioni, da te definite “superficiali e svogliate”, sono utili come “pacchetto di giudizi”.
Personalmente credo che l’idea di partenza de “L’assassino della porta accanto” sia discreta ma non si può certo definire “splendido” questo albo, che vede un Dylan Dog presente ma al tempo stesso assente e superfluo. E’ più un omaggio al genere noir che una sceneggiatura dell’indagatore dell’incubo. Se venisse inserito qualsiasi altro personaggio andrebbe bene, forse tranne quelli che vivono alla frontiera.
@ DylanDogDiary: questo albo può essere valutato “splendido” o no, ma il criterio per definirlo tale dev’essere la qualità della scrittura, non il numero di vignette in cui è presente Dylan Dog. Se no i numeri degli ultimi anni sarebbero tutti “splendidi”, visto che Dylan è presente in OGNI vignetta. E poi però puntualmente le storie sono terribili.
Poi siamo sicuri che qualsiasi personaggio venga inserito al posto di Dylan andrebbe bene lo stesso? Nathan Never? Tex? Zagor? Nick Raider? Mister No? Capitan Miki? L’Uomo Ragno? Batman? Andavano bene lo stesso?
Lilith, non si sta di certo pesando con il bilancino la quantità di vignette in cui è presente Dylan Dog: il punto è che Dylan Dog in questa vicenda è completamente irrilevante, la sua azione destabilizzante del delicato equilibrio dell’assassino viene appena abbozzata e potrebbe anche essere interessante, ma viene poi lasciata a se stessa e mantenuta irrisolta. Al suo posto potresti tranquillamente mettere Julia, o la Signora in Giallo, se non fosse che entrambe avrebbero come minimo quella spinta curiosa a ficcare il naso che dovrebbe caratterizzare uno che di mestiere fa l’investigatore, e che è completamente assente in questo Dylan Dog spento e depresso.
La signora in giallo? Come no, me la vedo la vecchietta che se ne va per amore (o per qualsiasi altro motivo) per mesi in un buco di stanza in un buco di posto fuori Edimburgo. Ci fossero state lei e Julia (tanto per dire una situazione tra le tante) l’irlandese non avrebbe malinteso un loro flirt con la canadese (cosa che invece nella storia capita con Dylan), non avrebbe fatto scenate, non sarebbe uscito di casa iracondo, non sarebbe andato a stamparsi con la macchina morendo e non avrebbe quindi fornito l’alibi all’assassino. Insomma, al posto di Dylan si sarebbe potuto (come dici) “tranquillamente mettere Julia, o la Signora in Giallo”. Salvo che però (piccolo dettaglio) la storia non avrebbe più funzionato.
Oh beh, potrei lanciarmi in un raffinato esercizio retorico e dimostrarti come funzionerebbe lo stesso la trama anche mettendoci Hello Kitty: il punto è che il soggetto si sviluppa attorno ad “una serie sfortunata di eventi”, per cui – adattando suddetti eventi anche solo minimamente – diventa facile mettere al posto di Dylan Dog qualunque eroe bonelli, compresi i più improbabili. Difficile dire che una storia del genere funzioni: i pretesti per far funzionare una storia del genere sono mille e non hanno bisogno di Dylan Dog. Sarebbe stato un fumetto forse migliore se si fosse trattato di un’opera a sé, di un corto (piccolissimo dettaglio: nessuno, forse, l’avrebbe mai stampato).
Quindi è un brutto albo perché se sostituiamo il personaggio di Dylan e modifichiamo la trama funzionerebbe lo stesso. Ho capito. :D L’ho sempre detto che Internet è splendido. :D Ti saluto e ti lascio alle tue “recensioni”.
Ah, io lo adoro: dà la possibilità di collezionare “commenti” stupendi, e senza internet non avrei mai avuto la possibilità di scoprire a che tipo di “lettori” piacciono “albi” come questo.
Buongiorno.
In tutta onestà ho smesso da parecchio tempo di tentare di comprendere il partito del “va bene tutto ciò che la Bonelli getta in edicola”. Battaglia persa.
Posso solo dire che nel 1986, quando Dylan Dog è giunto nelle edicole, io c’ero e in precedenza l’horror a fumetti era rappresentato da pubblicazioni che, definirle da caserma è un eufemismo, siamo stati tutti compiaciuti. Sclavi ci ha dato la possibilità di trovare un risvolto culturale in quel genere che era emergente, lo splatter.
Basta mettersi a guardare OGGI serie tv americane di AMC per rendersi conto che, lo “splatter”, può non piacere ma non ha fatto certo il suo tempo, ancora attrae lo spettatore, magari lo disgusta ma comunque incuriosisce.
Tutto questo era DYlan Dog. Viveva di cinema, rimandi e citazioni, cinema di qualità. Ora è un cocktail fatto talvolta di valium, talvolta di critica sociale (e lo stesso autore è contrario a questi argomenti nei fumetti, guardate a tal proposito la famosa intervista di CULT NETWORK) oppure è un rimpasto di noir che poi lo sceneggiatore a metà storia molla lì e termina frettolosamente, insomma, non si sa cosa sia oggi DD, di sicuro non è più un fumetto horror ma nemmeno una commedia grottesca all’arsenico e vecchi merletti.
E’ diventato complesso dargli una collocazione.
Criticarlo è un bene, fino a che la gente lo critica, significa che lo legge, figuriamoci quando non lo crticherà più..
Per cui non c’è bisogno di scaldarsi. A qualcuno è piaciuto il 307? Benissimo.
Personalmente ho giudicato discreta l’idea di partenza del 307 individuando, tramite la mia recensione, il riferimento narrativo (cosa che non ho avuto modo di leggere altrove su altri spazi web che ne hanno parlato) ma in tutta onestà non ho compreso il ruolo dell’old boy in quel numero.
Comprendo l’enfasi amorosa o la tempesta ormonale in corso, ma un’investigatore, un poco del suo, vuole mettercerlo comunque e dovunque?
Questo è ciò che penso, si tratta di una mera opinione.