l’homme a voulu monter vers les etoiles
Ok, non sono mai stata una grande appassionata di Ken Follet e, nonostante questo sia tra i libri che nel complesso mi erano dispiaciuti meno, l'avevo trovato inutilmente lungo, troppo lento nel dipanare gli intrecci e nel contempo troppo affrettato nel distribuire indizi. L'impianto giallistico lasciava paradossalmente un po' a desiderare e alla fine ci […]
Ok, non sono mai stata una grande appassionata di Ken Follet e, nonostante questo sia tra i libri che nel complesso mi erano dispiaciuti meno, l'avevo trovato inutilmente lungo, troppo lento nel dipanare gli intrecci e nel contempo troppo affrettato nel distribuire indizi. L'impianto giallistico lasciava paradossalmente un po' a desiderare e alla fine ci si trovava a prevedere senza fallo il successivo "colpo di scena", con largo anticipo. Non deludente, ma comunque poco avvincente.
Questa serie si trova in parte a ereditare i problemi del romanzo, ma riesce nel complesso a decollare dopo due puntate di pura costruzione, puntando abilmente sul senso di "fatalità" che accompagna molti eventi. Diretto da un regista che vanta nel suo curriculum qualche episodio sparso tra Heroes, Battlestar Galactica e The Sarah Connor Chronicles, non sembra l'opera di uno sprovveduto, e probabilmente a ciò concorre il fatto che, prima di mettersi "in proprio", Mimica-Gezzan è stato primo assistente di Spielberg in cosucce come The Terminal, Prova a prendermi, Minority Report, A.I., Salvate il soldato Ryan, Amistad, Jurassic Park e Schindler's List, oltre ad aver messo lo zampino in Indipendence Day e nel video-cortometraggio Ghosts di Michael Jackson: non un imbecille e non un personaggio di poco spessore, se consideriamo che è stato produttore associato, con Spielgerg, di almeno i primi tre film citati. E anche questo Pillars of the Earth non pare proprio una produzione da poco: vanta nel cast personcine come Ian McShane (che molti di voi ricorderanno con l'aria stanca e l'occhio cattivo in Deadwood e che presto vedremo nei panni del pirata Barbanera a rivaleggiare con Jack Sparrow e Barbossa), Matthew MacFayden nella sua versione faccino pulito (nulla a che vedere con la versione sceriffo di Nottingham nel Robin Hood di Ridley Scott: ve lo ricorderete senz'altro però nei panni ombrosi del fascinoso mr Darcy al fianco di Keira Knightley in Orgoglio e Pregiudizio), Rufus Sewell nei panni di Tom Builder (ha due occhi e un viso di pietra indimenticabili: impossibile non ricordarselo come il Fortebraccio nell'Amleto di Kenneth Branagh o come il principe di The Illusionist). Completano il quadro Eddie Redmayne nei panni del giovane scultore semi-autistico figlio del destino (ha una faccia elisabettiana: si è già visto fare piccole parti in Elizabeth, The Other Boleyn Girl e The Golden Age), Hayley Atwell nei panni della ragazza di ferro figlia del traditore (ha una faccia da nobildonna: era l'amica di Keira Knightley in The Duchess), la tedesca Natalia Worner e i suoi occhi magnetici nei panni della strega e l'altrettanto tedesco Gotz Otto, altrmenti detto "quando uno nasce con la faccia da nazista": nel suo nutrito portfolio, ha fatto praticamente sempre e solo il soldato delle SS, il terrorista filo-nazista o il tedesco psicopatico. Qualcuno di voi magari se lo ricorderà contro Pierce Brosnan in Il domani non muore mai, al servizio del magnate dell'informazione Jonathan Pryce. Oltre ovviamente a Donald Sutherland nei panni del sopracitato padre traditore. Ma non divaghiamo.
La colonna sonora è di Trevor Morris, lo stesso di The Tudors, e si sente: sufficientemente abile per rendere l'atmosfera che si considera essere quella dell'epoca fottendosene beatamente di quelle che dovrebbero essere le sonorità dell'epoca. Date un'occhiata ai titoli di apertura, splendidamente animati, per farvi un'idea, e concedete una chance a questa serie.
Molto bella la sigla, ma non ho capito se è solo liberamente tratto dal romanzo o se ne segue proprio la storia! Comunque a me è piaciuto sia i pilastri della terra che mondo senza fine, anzi, se devo dirla tutta, ho preferito il secondo al primo: molto meno scontato, l'intreccio political-religioso è più incalzante ed in genere i personaggi crescono di più, in un'ottica più realistica tra l'altro.
Ne segue la storia abbastanza fedelmente almeno per quanto riguarda gli eventi, stando a quanto ricordo. Forse è un po' banalizzato nel relativismo, c'è chi lo taccia di essere eccessivamente anticlericale, ma del resto il sottotitolo "nothing is sacred" non fa molto mistero della cosa…
Beh, neppure il libro era proprio di quel partito! A parte che mi sembra abbastanza difficile non essere anticlericali se si parla della chiesa medievale (oddio, lo direi anche della chiesa attuale, ma questo è già più opinabile).
Intendevo più del libro.