Che cosa si fa quando è agosto, si è bloccati in città dal pur piacevolissimo lavoro e la Panini si ostina a non far uscire nulla nella settimana di ferragosto nonostante decine di lettori smanierebbero di porarsi qualche buon albo sotto l’ombrellone? Facile: si recuperano gli arretrati. E in alcuni casi si prendono colossali tranvate sui denti. Ma in altri casi ci si imbatte in qualche prodotto ingiustamente escluso a suo tempo. Come in questo caso.
«Vorresti raccontarmi che la Cina ha scoperto il mondo? Stronzate. Ma per favore. Se i cinesi hanno scoperto l’America, com’è che non siamo tutti dei cazzo di comunisti?»
Sette idioti. La storia si apre con sette idioti in una stanza ed una ragazza cinese che tenta di raccontar loro di come «l’imperatore Zuh Di, il figlio del Paradiso, nel 1421 inviò quattro grandi flotte del tesoro a visitare ogni paese del mondo». Unico problema, per il figlio del paradiso lavorava il figlio dell’inferno, un potentissimo stregone. Già. Perché «è questione di credibilità: se sei un potente stregone vuoi un nome che suoni come un bastardo spaccaculi». E un personaggio del genere di certo non lavora per il bene della patria: come il suo apprendista apprese presto, l’obiettivo del figlio dell’inferno era sfruttare il grand tour per posizionare pietre di controllo ad ogni intersezione delle linee del drago, i canali di energia elementale che solcano il pianeta. Fong, l’apprendista, sapeva che il suo maestro avrebbe tentato di controllare quest’energia, distruggendo il mondo nel tentativo o conquistandolo in caso di successo (conseguendo quindi il primo risultato con maggior soddisfazione personale ma con ben poco vantaggio per chiunque altro). Non possedendo alcun incantesimo suffiicientemente efficace per contrastare il suo potentissimo maestro, e non avendo abbastanza influenza sociale e credibilità per denunciare i suoi propositi all’ammiraglio della flotta, Fong si rivolse a ciò su cui in genere i poveri possono contare abbastanza facilmente: tanta tanta tanta forza lavoro infantile. «In ogni luogo toccato dalle grandi navi, venivano lasciati dei coloni che reclamassero quelle terre per la Cina.
E così Fong, l’affascinante Fong, lanciò il suo incantesimo più potente sul suo seme e ogni notte, prima della partenza dei coloni, sedusse segretamente la più bella ragazza del gruppo e la ingravidò». Ne ho sentite di scuse per seminare figli illegittimi in giro per il pianeta e “tesoro devo salvare il mondo” non è di certo la più originale. In ogni caso, è a questo punto che saltano fuori i sette idioti. Molti secoli dopo, dopo che l’imperatore aveva tagliato i fondi al progetto “giro del mondo”, dopo che il figlio dell’inferno inalberatissimo aveva maledetto la flotta imperiale, dopo che Fong e il suo maestro si erano scontrati in un combattimento che li aveva sepolti sotto tonnellate di terra e svariati pezzi di muraglia cinese, nel bel mezzo del nostro secolo, una ragazza cinese che «cinque minuti fa ti ha probabilmente infilato un ombrello in culo e l’ha aperto» sta cercando di spiegare tutto questo a sette deficienti. Perché? Perché i sette deficienti sono i diretti discendendi dei mistici bastardini di Fong e ciascuno di loro ha un potere. Daniel, capo Cascata Tonante, «quel comanche incazzatissimo», corre veloce come il tornado. Robert Akimbe, africano, vede oltre l’orizzonte. Barry “Baz” Hooker, di razza bianca caucasica, ci sente davvero bene, ma bene bene bene. Jagdish Verna riesce a prendere cose lontanissime solo pensandole. Muhammed Ridwan Salim tira giù gli aerei con la forza della sua voce, un po’ come Freccia Nera o il nuovo personaggio di Heroes (ma questa è un’altra storia). Gabriel Castillo, tamarro e con gli occhiali da sole, salta in alto. Ma proprio in alto. Ma in alto in alto in alto. E poi c’è Ronald Wipes, un completo imbecille che non sa fare niente.
Kai li ha riuniti perché ora, liberato da un idiota, il figlio dell’inferno è tornato, ha assunto un tale Zheng il cui antenato ammazzava ninja per lui e, per dirla con le sue raffinate parole, «questa volta intendo prendere ciò che è mio. Poi sfogherò la mia giusta ira nel ventre della puttana fortuna. E quando lo farò userò il mondo come preservativo». Un linguaggio colorito ed una fervida immaginazione, il nostro stregone.
Ma anche Ronald non è da meno. Mentre gli altri parlano del destino del mondo, lui sonnecchia e si imbatte in un incubo ricorrente: «c’erano denti… enormi denti del cazzo. Ed anche enormi artigli del cazzo. E qualcosa come un serpente, con scaglie e tutto, ma più grosso di tutti i cazzo di serpenti del mondo».
In ogni caso, Kai guida i sette idioti presso il figlio dell’inferno, Zheng fa il suo lavoro e li uccide tutti, dal primo all’ultimo, catturando Kai. «Ho la sensazione che qualcosa sia finito ancor prima di cominciare. Meglio preparare sette bare».
Fine.
…ci avevate creduto? Io sì.
Capitolo 4, e troviamo Ronald a farsi la nostra stessa domanda: «ma che stracazzo di…?». Solo che lui ha anche la risposta. «Merda. Sono in un posto di merda». Perché l’inferno, come Dante ben sapeva, non è un tripudio di fiamme e Satana non è un rosticcere: l’inferno è freddo. «Certo che è freddo. Ed è una merda. E’ il fottuto inferno». E’ freddo e pieno di gente con lo sguardo vuoto, ma in mezzo a quella schiera, naturalmente, al più idiota dei fratelli appare l’antenato Fong che sa trovare le parole giuste per dargli coraggio e infondergli sicurezza, quelle parole che ogni persona vorrebbe sentirsi sussurrare da una voce amica nel momento del bisogno: «non sei forse, per tua stessa ammissione, un pappone bastardo? Un cazzuto e pesissimo figlio di troia?»
Così, seguendo l’imbecille, i sette fratelli tornano in vita appena in tempo per acchiappare Kai che vola giù dall’alto di un grattacielo e proprio mentre il figlio dell’inferno, complici i moderni mezzi di trasporto, ha appena terminato di posizionare le pietre del drago e si appresta a dare il via al proprio simpatico esperimento di conquista del mondo. A chi tocca ucciderlo? Non ai sette fratelli, che non ne hanno il potere: a qualcuno che vaga per i mari, parecchio incazzato, da un bel po’ di tempo. E a chi spetta fare da diversivo? Non a quello che salta né a quello che urla, o a quello che vede, né tantomeno a quello che prende le cose: ciascuno di loro ha un ruolo nel piano, ma non è trattenere il figlio dell’inferno. Questo ruolo spetta a qualcun altro, qualcuno che allo stregone farà il culo, perché è un drago del cazzo.
Una storia brillante, divertente, ben scritta, con un soggetto forse non troppo originale ma dotato del suo lieto fine e della sua buona morale di pace e fratellanza. E soprattutto una storia disegnata in modo incantevole. Un acquisto davvero consigliato.







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