Thor #96
Il collettivo #5 (The Collective part 4 da New Avengers #20 dell’agosto 2006). Premettiamo che Bendis non mi piace (sin dal terrificante Guerra Segreta in cui sembrava riuscire a sbagliare la maggior parte dei passaggi e delle psicologie) mentre ho sempre adorato Magneto. Il Magneto di Claremont, naturalmente, e non quell’orrenda fetecchia partorita da Grant […]
Il collettivo #5 (The Collective part 4 da New Avengers #20 dell’agosto 2006). Premettiamo che Bendis non mi piace (sin dal terrificante Guerra Segreta in cui sembrava riuscire a sbagliare la maggior parte dei passaggi e delle psicologie) mentre ho sempre adorato Magneto. Il Magneto di Claremont, naturalmente, e non quell’orrenda fetecchia partorita da Grant "perché non ho fatto un altro mestiere" Morrison. Date queste premesse, l’annunciato arrivo di Magneto sulle pagine dei vendicatori di Bendis mi inquietava non poco, nonostante sapessi in anticipo che cosa sarebbe successo.
Ma procediamo con ordine. La scena, che si era chiusa a Genosha, si riapre con Magneto in uno dei palazzi pericolanti dell’isola ed un lettering fitto e corsivo: «Il nome che l’homo sapiens mi ha dato è Aric Magnus Lehnsherr. Il mio nome di mutante è Magneto. Sebbene io non sia più un mutante. La mia genealogia mutante è stata distrutta e io non controllo più i campi magnetici della Terra. Non ho più il potere per fare della razza mutante la specie dominante del pianeta. I mutanti non sono più una popolazione in ascesa. Ne sono rimasti solo qualche centinaio. Per ricostituire il nostro numero ci vorranno intere generazioni. Non accadrà nell’arco della mia vita. E’ stata opera dei miei figli. Non so cosa sto scrivendo. Un manifesto? Una biografia? Il biglietto di un suicida? Non ho deciso. La mia vita, con tutti i suoi successi e fallimenti, è finita. Sono costretto qui, in questo cimitero desolato che…». La penna rimane sospesa in aria, fogli cominciano a volare, bagliori attraversano l’aria di Genosha: Michael è atterrato. Dall’alto, il comandante dello S.H.I.E.L.D. Maria Hill sta osservando il fenomeno, al telefono con il presidente che vorrebbe lei vaporizzasse l’isola, anche se i Vendicatori sono appena atterrati. Capitan America, IronMan, Bob Sentry, Carol Danvers, Jessica Drew, Wolverine, Luke Cage e l’uomo ragno sembrano completamente in balia di loro stessi, mentre cercano di raggiungere l’epicentro del fenomeno. E al centro del fenomeno c’è Eric, intrappolato dai campi magnetici del collettivo energetico, che gli sta parlando come nemmeno Darth Vader a suo figlio: "Sei tu l’eletto, Magneto. Tu sei l’unico che i mutanti ascolteranno e seguiranno. E sei l’unico che può vendicarli. […] Abbiamo provato a operare senza di te, usando il tuo nome, il tuo volto… ma non ha funzionato. […] Tu sai chi siamo. Abbiamo ucciso cinquemila persone in tue nome." Magneto, suo malgrado, recupera i poteri (con tanto di costume ed elmetto) e sa con chi sta parlando.
Xorn.
Ora, io lo sapevo già, devo confessarlo, ero andata a sbirciare gli spoiler. Mi riesce quindi difficile simulare di nuovo tutto lo sgomento e il raccapriccio che avevo provato nello scoprire l’oscuro arcano. Premesso che sono perfettamente d’accordo sul fatto che la questione Xorn-Magneto tirata in ballo da Grant "ma mi faccia il piacere" Morrison avesse bisogno di una sistemata, ero piuttosto soddisfatta della sistemata data da Claremont (che ci aveva riportato il Magneto che aveva sempre sognato e che mi era sempre piaciuto) e da Austen (che aveva risolto la questione di Xorn). Bendis si è sentito evidentemente in dovere di spiegare ulteriormente la questione e ciò che di meglio è riuscito a fare si può sintetizzare così: Xorn faceva finta di essere Magneto che faceva finta di essere Xorn. Qualcuno ha una compressa per il mal di testa? Non finisce qui.
Dopo aver ridato i poteri a Magneto (buona ma del tutto inutile la battuta di Spiderman a Tony Stark: "grazie per il nuovo costume metallico"), il collettivo guidato dalla coscienza di Xorn resuscita i morti di Genosha donandoli a Magneto come nuovo esercito. In una tavola a doppia pagina che difficilmente potrebbe essere disegnata peggio e con meno pathos, sorgono i morti e accerchiano i vendicatori, bloccandoli tutti tranne Sentry, sui cui intenti è difficile riuscire a comprendere qualcosa. L’unica parte interessante e a mio parere efficace di tutta questa vicenda è Magneto, completamente agghiacciato da quello che sta succedendo, che con lo sguardo ricorre in quasi tutte le pagine.
Sentry raggiunge Michael, nudo e spaesato, ma depotenziato.
Maria Hill intanto è ancora alle prese con il presidente, che vorrebbe lei distruggesse isola, Xorn, Magneto, Vendicatori, Michael e quant’altro. Il comandante dello S.H.I.E.L.D. si oppone e infine, dopo una lunga esitazione con la mano sul pulsante del comando fatale, tronca la discussione rivolgendosi ad IronMan ed esortandolo a procedere con il piano. Sull’isola è giunta nel frattempo una squadra S.H.I.E.L.D. con Daisy Johnson, cui Capitan America ordina di fare a Magneto ciò che ha fatto a Wolverine in Guerra Segreta, mirando al cervello: un tremore sismico. Parte del piano è anche Carol Danvers, che deve farsi carico di assorbire tutta l’energia che verrà rilasciata da Magneto nel momento in cui sarà colpito. Piano macchinoso complicato dal fatto che nel frattempo Sentry ha la mano stretta alla gola di Magneto. "Fallo. Uccidimi. Non permettere che questo mi accada", gli dice Eric. Sentry, che aveva forse tutta l’intenzione di farlo, rimane completamente spiazzato. Magneto rincara "Ti prego", ma è troppo tardi: Daisy Johnson rilascia l’impulso, Carol assorbe l’energia, Magneto casca a terra. Ciò che più mi irrita di Deodato è che riesce ad infilare disegni molto belli, come quelli del viso di Magneto durante tutta questa parte, corredati da vignette assolutamente ignobili e da impostazioni della pagina da primo anno di scuola del fumetto.
Il resto sembrerebbe routine: IronMan intrappola l’energia liberata (Xorn) in una sfera e Sentry la lancia sul sole. Michael viene tratto in salvo giusto in tempo per farsi aggredire ed insultare da Wolverine perché ha ucciso gli Alpha Flight, lui e Magneto privo di sensi vengono caricati su un elicottero S.H.I.E.L.D. Magneto dovrà rispondere di crimini terroristici contro l’umanità (quali, questa volta?!?). Ma l’elicottero esplode e non vengono rinvenuti i corpi. Risultato: Magneto è morto un’altra volta e un’altra volta non si è trovato il corpo. Proprio non se ne sentiva il bisogno.
La storia si chiude con Maria Hill cui vengono portati gli appunti di Magneto e che sembra assai turbata dalla lettura.
A costo di sembrare ripetitiva, trovo che Bendis sia quasi del tutto incapace di gestire la psicologia dei personaggi: il suo Wolverine è un Wolverine capace di mettersi ad abbracciare Miss Marvel e ad aggredire un uomo completamente innocente, nudo e ferito; Maria Hill, che ha fatto di tutto per farci sembrare una militare se non spietata sicuramente concentrata sull’obiettivo e senza molti scrupoli sui metodi per raggiungerlo, rischia la catastrofe per non far saltare in aria i vendicatori (ma una spiegazione ci potrebbe essere: si è innamorata anche lei di Tony Stark, motivo per cui si spiegherebbe anche l’astio e l’antipatia per l’Uomo Ragno dimostrati nello scorso numero); gli altri personaggi, Sentry compreso, sono piuttosto piatti. L’unico ad avere un po’ di spessore in più, ma non so quanto sia responsabilità del disegnatore, è Magneto, preso in mezzo nella faccenda. Fatto sta che la sua ennesima morte non mi lascia per nulla soddisfatta.
Il Blitz del XXI secolo, parte 1 e 2 (The Twenty-First Century Blitz 1 e 2, da Captain America #18 e #19 del luglio e dell’agosto 2006). Capitan America è un personaggio obsoleto, e di questo mi pare di aver già parlato. Quello che comunemente si definisce residuato bellico ha avuto svariati tentativi di restyling e di attualizzazione, non tutti completamente falliti ma sicuramente tutti vanificati da storie come questa. Union Jack e Capitan America corrono a destra e a sinistra alle prese con ex generali sovietici e criminali nazisti. Quel che si dice una storia dal sapore nuovo. I disegni di Steve Epting sono buoni, soprattutto per quanto riguarda i colori ed il taglio di alcune scene, ma la storia di Ed Brubaker – l’uomo che ricorderò per avermi regalato la gioia di un nuovo Summers – fa sorridere, nel migliore dei casi.
L’uovo della covata (da Miss Marvel #3 del luglio 2006). Si conclude l’avventura spaziale di Miss Marvel alle prese con Cru e la covata: mezzo numero di epilogo di una storia che ci è stata propinata a spizzichi e bocconi e che, da un intreccio senza troppe pretese e probabilmente godibile, si è trasformata in un inutile stillicidio. Non si può chiamare episodio undici facciate di Miss Marvel che cade, viene ritrovata dai Fantastici Quattro, esce dall’ospedale e torna a casa.
Nel complesso, un volume abbastanza inutile.
E’ una storia senza…tempo ;-P
No, no, è una storia senza senso.